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 2019  marzo 31 Domenica calendario

Il caso Billie Eilish, 17 anni, nuova popstar

Tenuta sovrabbondante da rapper, cappello e banda coordinata sul viso che lascia scoperti solo gli occhi azzurri perforanti, Billie Eilish presenta l’album di esordio When We All Fall Asleep, Where Do We Go? a Los Angeles, la sua città. Non sceglie la zona modaiola e opta invece per l’area industriale, appena sotto il famigerato quartiere di Skid Row. Una coda sterminata di teenager senza biglietto è accalcata all’uscita, dentro ci sono fan selezionati e star come Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers, con moglie e figlia, a rappresentare la generazione stregata dal fenomeno Eilish. 
Ha il mondo ai suoi piedi
Fa un certo effetto sentire un bambino di 11 anni, per giunta vestito da unicorno, dire che la sua canzone preferita è Bury A Friend, «Seppellisci un amico», ma sta proprio qui il suo talento: riuscire a parlare al pubblico mainstream senza compromettere un’inventiva pop molto dark mai scontata. 
A 17 anni, Eilish ha il mondo ai suoi piedi. In tempi in cui artisti affermati da decenni soccombono a Internet, lei riesce a guadagnarci grazie ai miliardi di streaming delle sue canzoni su YouTube. Prima ancora che pubblicasse l’album (uscito venerdì): «Ci ho lavorato così a lungo - dice - che è stato come bollire acqua a secchi e versarmeli sugli occhi. Ma adoro il risultato». Stasera offre la «Billie Eilish Experience», un’installazione artistica divisa in camere dove è possibile ascoltare i nuovi brani. 
Due cervelli e un computer
«Ogni volta che entrerete in una stanza, sarà come entrare dentro il mio cervello e il modo in cui creo e costruisco», ci spiega vicino a una statua di plastica alta tre metri che la rappresenta in versione manga giapponese. Poi chiama sul palco la madre, l’attrice Maggie Baird (tra la folla il padre Patrick O’Connell, anche lui attore), si fa portare un’enorme torta e fa intonare ai presenti il Buon Compleanno: «C’è anche una stanza che le ho dedicato, ma lei non lo sa ancora». 
Con frasi sboccate come: «Fatemi sapere cosa ne pensate, anzi no, non me ne importa un c...» e una sicurezza da performer provetta, Billie Eilish Pirate Baird O’Connell sembra nata per essere una star, anche solo per il suo vero nome di battesimo. Non ha neppure bisogno di farsi assistere da molteplici produttori e autori come la stragrande maggioranza dei fenomeni pop di oggi; ogni canzone è prodotta e composta con suo fratello Finneas O’Connor, ex attore di Glee: due teste e un computer. 
Nella prima stanza, l’ologramma dell’artista presenta uno show fatto di luci, fumi, labirinti scuri, letti giganti, filmati di ragni (nel video di You Should See Me, senza effetti speciali, si vede una tarantola uscirle dalla bocca) e ricostruzioni della camera in cui vive coi genitori. C’è una coltre di fumo disorientante nella parte dedicata a «Xanny», in cui canta: «Non ho bisogno di Xanny per sentirmi meglio», riferendosi al cocktail di antidepressivo e Fentanyl che sta uccidendo i giovani americani. E poi ancora: una piscina senza acqua dove ci si può lanciare in caduta libera, un percorso con modellini telecomandati di Ferrari, banchi con pennarelli e adesivi colorati e una stanza piena di cuccioli di cani, alcuni monchi e malati, che si possono adottare. Ovunque, l’effige di un uomo stilizzato con le spalle asimmetriche, come sui prodotti del merchandising, rigorosamente creato da Eilish. «È un simbolo che ha inventato quando ha scritto Bellyache» rivela la madre nella stanza piena di fiori a lei dedicata: «Rappresenta l’individuo universale e gender free. Ma con parecchio carattere».