La Stampa, 31 marzo 2019
I cinesi vogliono comprare la città di Tito
Lo si può odiare e considerare un dittatore criminale, oppure lo si può amare come avviene ancora nella ex Jugoslavia e, addirittura, nella lontana Cina.
Sì, perché il maresciallo Tito per Pechino rappresenta forse un antesignano di quel capitalismo di Stato che la Cina sta sviluppando anche con la sua penetrazione finanziaria e commerciale nella vecchia Europa (leggi Via della seta). E, comunque, a scanso di equivoci, resta pur sempre un comunista.
Un comunista con la memoria del quale si può fare business. Ne è certa la presidente della società cinese Z-Run Well Ton Industry, Jiang Ju che in occasione del forum sul turismo del 16+1 (Paesi dell’Europa centro-orientale e la Cina) a Dubrovnik il prossimo 12 aprile si recherà per dieci giorni in visita ai comuni di Kumrovec, dove nacque per l’appunto il maresciallo, e di Krapinske Toplice. Il motivo non è solo un “pellegrinaggio” in quella che fu la culla del compagno Tito, ma anche l’acquisto dell’ultima scuola politica del regime dello stesso Tito, oramai ridotta ai minimi termini, per 1,6 milioni di euro e trasformarla in un albergo. Jiang Ju, come spiega al Jutarnji List il sindaco di Kumrovec Robert Šplaj, ha le idee chiare. Con la Z-Run il Comune ha già sottoscritto un memorandum di collaborazione che adesso il partner cinese vuole concretizzare puntando sulle potenzialità che il «turismo di Tito» già è capace di esprimere ai nostri giorni e che potrebbe letteralmente esplodere con una cooperazione diretta con i tour operator cinesi che offrirebbero pacchetti per soggiorni nel luogo di nascita del maresciallo e alle vicine località termali.
Ogni anno 100 mila turisti
Attualmente la natia Kumrovec viene visitata da 100 mila persone all’anno e 70 mila di queste visitano anche il vicino museo etnico di Staro selo. Ma la signora Ju (guarda caso il suo nome è l’acronimo della defunta creatura istituzionale di Tito) deve guardarsi alle spalle proprio in casa. Infatti molto interessata all’acquisto dell’ex scuola politica, costruita nel 1981, è anche un’altra azienda cinese. Lo conferma Mario Rendulić, il presidente della Chinese Southeast European Business Association, con un progetto per trasformare l’ex scuola in un nuovo albergo che prevede un investimento di 30 milioni di euro con una ricettività di 300 persone, e che darebbe immediatamente lavoro ad almeno 70 persone senza dimenticare il valore dell’indotto.