La Stampa, 31 marzo 2019
Un parco su due è senza presidente
E col Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise fanno tredici, tutti senza presidente. Un record assoluto, perché non era mai capitato che la maggioranza assoluta dei parchi italiani, 13 su 24 appunto, si ritrovassero in queste condizioni. E invece, con l’ultima carica rimasta scoperta in Abruzzo una settimana fa, si allunga ulteriormente la fila delle aree tutelate prive di governo (alcune di queste non hanno nemmeno il direttore), di qui l’allarme delle associazioni ambientaliste che hanno chiesto l’intervento urgente del ministro dell’Ambiente Costa: «La scelta di un nuovo presidente potrebbe portare a una defatigante catena di compromessi, rinvii, patteggiamenti, stalli.
Una criticità che si aggiungerebbe alle altre numerose criticità dalle quali deriva la paralisi gestionale della maggior parte dei parchi nazionali italiani». Firmato Cai, Enpa, Italia nostra, Legambiente, Lipu, Marevivo, Mountain wilderness Italia, Pronatura, Touring Club, Wwf e Federparchi, l’organismo che raggruppa gli enti italiani.
Nel frattempo, il ministro ha proposto la presidente del Wwf Donatella Bianchi per il parco nazionale delle Cinque Terre e il governatore della Liguria Giovanni Toti ha dato il suo assenso, ma perché l’iter sia completato servirà un passaggio ulteriore: «Noi ci speriamo, ma serve ancora il parere delle commissioni delle camere, e quella del Senato a gennaio aveva votato contro la nomina del generale Ricciardi alla guida del parco del Circeo - spiega Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi -. Un parco senza presidente è come un comune senza sindaco, quello d’Abruzzo è la goccia che fa traboccare il vaso. Ora siamo nei 45 giorni di prorogatio per consentire il rinnovo della carica, ma ho conosciuto un solo caso in cui il provvedimento, che spetta al ministro dell’Ambiente d’intesa coi governatori delle regioni interessate, è stato preso nei termini. Per il resto, 2-3 mesi di ritardo se andava bene, 4-5 anni nei casi peggiori».
Commissari e burocrazia
Ma ecco la situazione: «Il parco nazionale della Sila è commissariato e senza presidente da 5 anni, seguono le Dolomiti bellunesi, quasi 4 anni, Gargano, Alta Murgia e Appennino lucano, anch’esso commissariato, da 2 anni, Maiella, Cinque Terre ed Asinara da 1 anno e mezzo, Aspromonte, Foreste Casentinesi, Monti Sibillini e Circeo da un anno», riepiloga Sammuri. «Sembra che i parchi non interessino più a nessuno», aggiunge Ebe Giacometti, di Italia Nostra. Intanto si è appena dimesso il vicepresidente del parco delle Cinque Terre, Vincenzo Resasco, mentre l’intero consiglio delle Dolomiti bellunesi ha rimesso il suo mandato per protestare contro la «perdurante mancanza di risposte», sottolineando «il poco interesse della politica e delle istituzioni a tutti i livelli». Tutto questo in un periodo difficilissimo per i disastri provocati nella zona dalla tempesta dello scorso ottobre. La vacanza degli organi direttivi è all’origine di difficoltà che Sammusri riassume così: «C’è un’impasse nella gestione del parco e molte decisioni importanti non possono essere prese. Il piano dell’ente, lo strumento più importante per la programmazione, senza l’input politico del presidente non può essere adottato e tutto si blocca».
La fotografia del Wwf
I tesori naturali del nostro Paese soffrono di incuria burocratica, anche se l’ultima fotografia scattata dal Wwf non è solo ombre: nonostante le pressioni di «urbanizzazione, turismo, incendi, cambiamenti climatici, abusivismo edilizio e rifiuti», il contesto di legalità viene considerato «buono». C’è invece carenza di personale specializzato – soprattutto veterinari e geologi, ma anche naturalisti, biologi e forestali -, e la spesa statale per i parchi è insufficiente: mediamente l’Italia destina a questa voce 1,35 euro per abitante. «Oggi i parchi hanno bisogno di una scossa, con nomine che ne permettano l’operatività - osserva il direttore generale del Wwf, Gaetano Benedetto -. Le nomine sono figlie di una norma che impone l’intesa obbligatoria sul nome con la regione, è questo l’elemento di stallo». E poi ci sono i parchi che, pur essendo previsti dalle leggi, non riescono a decollare, anche qui «a causa dei contrasti con gli enti locali: Isole Egadi, Eolie, Monti Blei, Costa Teatina, Portofino, Matese, Gennargentu, fino al caso incredibile del parco del Delta del Po. Previsto già nel ’91, resta ancora diviso in due parchi regionali, in attesa di un accordo per la creazione di un ente nazionale».