Corriere della Sera, 31 marzo 2019
Col terrapiattismo non c’è nulla da ridere
La settimana scorsa il bravo Gramellini ha scritto un pezzo su questo quotidiano dal titolo «Terra piatta capo ha», nel quale ha raccontato lo strano episodio di quattro distinti signori che a Pavia si sono rifiutati di pagare il biglietto dell’Intercity sostenendo di appartenere a uno Stato globale che riconosce che la Terra è piatta e non rotonda e di rifiutare quindi le regole dello Stato italiano.
Probabilmente si tratta solo di quattro furbetti creativi (Gramellini: «In che cosa arrivano a credere le persone pur di viaggiare a sbafo»). Ma un dubbio sorge ricordando una notizia dello scorso anno. Il 27 marzo 2018 Mike Hughes, ex autista di limousine e ingegnere aerospaziale autodidatta, si è lanciato col razzo da lui stesso costruito da una località del deserto del Mojave, in California. Ha raggiunto la quota di circa 550 metri, prima di ricadere al suolo ed essere soccorso dai paramedici. Ciò che ha destato più scalpore della sua avventura, oltre alla raccolta di fondi per finanziarla via web, è stata la motivazione addotta da Hughes per giustificare l’operazione: osservare la Terra dall’alto e dimostrare che è piatta. Mike Hughes non è il solo a pensarla così. La Flat Earth society esiste da un quarto di secolo ed è un forum di persone rispettabili che sostiene che la Terra è piatta.
Come fanno oggi delle persone a credere che la Terra è piatta? Non ci sono le fotografie scattate dai satelliti che dimostrano il contrario? La risposta è che cresce il numero di persone che crede alla teoria della cospirazione: «Chi ha scattato quelle foto aveva un interesse a farci credere che la Terra è rotonda». Le teorie dei complotti sono in aumento e le ricerche sul terrapiattismo su Google sono moltiplicate per 5 negli ultimi 3-4 anni.
Il terrapiattismo rappresenta oggi un esempio estremo dell’utilizzo della teoria della cospirazione che spinge al rifiuto di verità scientifiche molte più persone dei pochi iscritti alla Flat Earth society. I no-vax pensano che i vaccini arricchiscono le multinazionali, i negazionisti del cambiamento climatico pensano ai petrolieri, i 5 Stelle che attaccano le «scie chimiche» (la condensa degli aerei ritenuta uno scarico di sostanze chimiche) ipotizzano complotti di poteri oscuri. Il fatto che la scienza si stia trasformando in una produttrice di aziende miliardarie high tech come Google e Amazon grazie alla sua «sorella» meno nobile, la tecnologia, non fa che aumentare questi sospetti. E sembra avere sempre più ragione Yuval Harari quando scrive in Homo Deus che «la scienza è interessata al potere, la religione all’ordine». Così succede che le élite scientifiche-tecnologiche cominciano a essere accomunate alle élite del business e della politica oggi attaccate dai populisti di tutto il mondo. E si rafforzano le teorie sulla cospirazione.
Mentre però il dibattito sul terrapiattismo si ferma lì e i pochi a crederci sono considerati dei furbetti o degli svitati poco informati, lo stesso non accade per i vaccini, il cambiamento climatico e altre tematiche scientifiche che sono tutt’oggi oggetto di accesi dibattiti politici.
A mio parere, l’errore che commettono molti scienziati è quello di considerare che la verità scientifica debba automaticamente essere tradotta in scelte politiche dimenticando che il dibattito politico è molto diverso da quello scientifico. Molti di loro liquidano gli «oppositori» esattamente come se fossero tutti dei terrapiattisti, oscurantisti confusi dal cospirazionismo. È vero che molti oppositori, soprattutto i politici populisti, strumentalizzano la situazione, ma non è sempre così.
Se da un lato ci sono i politici (spesso di sinistra) che vogliono tradurre in leggi le verità scientifiche per proteggere persone e ambiente, dall’altro ci sono politici più libertari che si oppongono alla imposizione di limiti alla libertà delle persone e delle imprese, magari non essendo completamente convinti che la verità scientifica sia vera al 100% e che il gioco vale la candela. Così avviene che il dibattito politico non è mai facile anche quando la verità scientifica sembra chiara. Che il fumo faccia male si è sempre saputo, ma ci sono voluti anni per vietarlo nei locali pubblici. Anche chi non crede alla fake news che i vaccini provocano l’autismo può rifiutare l’imposizione di un intervento invasivo in un bambino soltanto per prevenzione (e infatti sono molti quelli che dicono «io il mio bambino lo vaccino, ma non penso che la vaccinazione debba essere imposta per andare a scuola»). E se oggi il riscaldamento globale è ormai una certezza, le politiche planetarie per limitarlo sono tutt’altro che semplici.
La scienza che vuole partecipare al dibattito politico deve essere meno distante, più capace di ascoltare persone e tematiche non scientifiche e comunicare bene. Il famoso clinico che sostenne che «di vaccini parlo solo con chi è laureato in Medicina» ha ragione se i suoi dibattiti sono solo in ambito scientifico ma sbaglia se avvengono in ambito politico (a meno che non ritenga che tutti i parlamentari debbono essere medici).
Per questo sul terrapiattismo c’è poco da ridere.