Corriere della Sera, 31 marzo 2019
Gwyneth Paltrow sgridata dalla figlia
Gwyneth Paltrow ha pubblicato su Instagram una foto con la figlia Apple e la quattordicenne l’ha sgridata perché la mamma non le aveva chiesto il permesso. Va sempre così: deve inciampare un’attrice per accendere i riflettori su quello che succede in molte delle nostre case. Gwyneth è in vasta compagnia, anche se non tutte le diatribe per una foto fra mamma e figlia scatenano una rissa social da 1.800 commenti. Le hanno scritto persino «you’re a child abuser», un’abusatrice di bambini.
Apple, primogenita sua e del leader dei Coldplay Chris Martin, si era lamentata scrivendo sotto l’immagine: «Mamma, ne abbiamo discusso: non puoi pubblicare nulla senza il mio consenso». Gwyneth, alludendo agli occhialoni da sci, le ha risposto: «Non si vede neanche la faccia!». Il botta e risposta è stato poi cancellato, ma niente, ormai il dibattito infuriava, fortemente sbilanciato a favore di Apple, data in pasto a sua insaputa a cinque milioni di followers non suoi.
Il tema divide, come indicano anche le polemiche contro i Ferragnez e la mole di foto del piccolo Leone, influencer suo malgrado. Il quale ha un anno e chi sa se, fra un po’, riderà o inorridirà dello scatto in cui fa il bagnetto col papà ipertatuato, anche lui immerso nella vasca. I genitori si dividono fra chi pensa che non ci sia niente di male a condividere sui social la vita dei figli e chi ritiene che sia una mancanza di sensibilità o finanche un abuso.
La psicologa
Maria Rita Parsi: «I bimbi sono esposti al giudizio dei coetanei, fino al bullismo»
La psicologa Maria Rita Parsi, fondatrice della Fabbrica della Pace Movimento Bambino Onlus, trova che si tratti sempre «di violazione dell’intimità». Spiega al Corriere: «I genitori dovrebbero ricordarsi che i bambini sono esposti al giudizio dei coetanei, i quali possono far scempio, ironia o bullismo, anche di una foto all’apparenza simpatica».
Intanto, Facebook e affini sono un dazebao di post di mamme e papà che si vantano o anche si lamentano dei figli o li espongono in foto e video che i diretti interessati (o l’altro genitore) non è detto gradiscano. «Noi avvocati di famiglia ci imbattiamo in questa disputa in quasi tutte le cause di separazione», dice al Corriere Daniela Missaglia, «in fase di stesura degli accordi, spesso, uno dei genitori chiede d’imporre il consenso di entrambi per pubblicare le foto dei figli sui social. E, quando i figli hanno più di 14 anni, chiedono di avere voce in capitolo». Una sentenza del tribunale di Roma del 2017 ha dato ragione a un sedicenne che chiedeva alla madre di rimuovere dai social foto e post su di lui. Il giudice ha anche stabilito una sanzione di diecimila euro in caso di recidiva. È una sentenza unica nel suo genere, chiarisce Missaglia, «perché l’adolescente in questione era sotto la tutela di una terza persona e questo ha agevolato la promozione di un ricorso altrimenti non alla portata di un minorenne».
Un sondaggio del Dipartimento Media e Comunicazione della London School of Economics and Political Science, ha rilevato che solo il 25 per cento dei genitori chiede ai figli il permesso di condividere le loro foto, percentuale che sale al 40 per i figli fra i 13 e 17 anni. In Francia, una proposta di legge prevede che i genitori che «violano gravemente» la privacy dei figli pubblicandone le immagini possono essere puniti con una multa da 3.750 euro. Da noi, nel 2016, la Polizia Postale ha lanciato un appello a non postare immagini dei propri bambini. L’annuncio ricordava: «Oltre la metà delle foto dei siti pedopornografici provengono da voi». Senza scomodare il lupo cattivo, la gamma degli scivoloni possibili resta più ampia di quanto sospettino certi genitori che si ritengono solo spiritosi. Su Instagram, per esempio, sotto l’hashtag childshaming, «bimbo che si vergogna» si trovano foto di bambini mortificati da una punizione. Uno, in un post poi rimosso, reggeva il cartello «sono stato un asino e oggi niente iPhone».