Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2019
Da Bankitalia 5,7 miliardi al Mef
Il quarto e ultimo anno di Quantitative easing ha fatto letteralmente volare il bilancio della Banca d’Italia. I numeri del conto economico 2018 approvati ieri dall’assemblea ordinaria dei partecipanti segnano tutti variazioni a doppia cifra, come era già accaduto per il 2017. Ma questa volta con incrementi ancora maggiori: l’utile lordo arriva a 8,9 miliardi (+50%) e quello netto al nuovo record di 6,2 miliardi, +59% rispetto ai 3,9 miliardi dell’anno prima «che pure rappresentava il livello più elevato mai raggiunto dall’Istituto» come ha affermato il governatore, Ignazio Visco, aprendo la sua relazione.
Dietro questi risultati c’è, da una parte, l’ulteriore aumento dei rendimenti e dei titoli detenuti per finalità di politica monetaria (dal 2014 sono decuplicati, passando da 35 miliardi a 393, di cui 320 sono del debito pubblico italiano) e, dall’altra, la minore esigenza di accantonamenti ai fondi patrimoniali per fronteggiare i rischi di un bilancio che è raddoppiato in volume, in linea con quello che è accaduto per l’Eurosistema.
La quota girata allo Stato equivale al 91,5% dell’utile netto: 5,710 miliardi, una «cedola» superiore di 2,3 miliardi (+69,7%) rispetto a quella staccata l’anno scorso, quando Bankitalia girò al Tesoro 3,365 miliardi, l’86% dell’utile. Nel 2015, primo anno in cui s’è sentito l’effetto del programma di acquisti netti legato all’azione di politica monetaria straordinaria della Bce, il «dividendo» girato allo Stato fu di 2,1 miliardi, pari al 77% dell’utile netto.
«L’andamento futuro degli utili – ha spiegato Visco – continuerà a essere influenzato dalle condizioni generali dell’economia, dall’evoluzione delle misure di politica monetaria e dalla rischiosità dell’attivo». Le banche centrali – ha aggiunto – stanno reinvestendo il capitale proveniente dai titoli in scadenza «una misura che proseguirà per un periodo prolungato», finché sarà necessario «per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di espansione monetaria». Una prospettiva in cui si inseriscono le nuove operazioni mirate di rifinanziamento (TLTRO3) annunciate dall’Eurotower e che partiranno il prossimo settembre per proseguire fino al marzo 2021.
La prevalenza assoluta delle operazioni di politica monetaria si riflette anche nelle principali voci dello stato patrimoniale (968 miliardi di attivi; 37 in più dell’anno prima), mentre il valore delle riserve auree è cresciuto di 3 miliardi, arrivando a 88 miliardi. I partecipanti al capitale di Bankitalia – ha fatto presente Visco in apertura di assemblea – «non hanno alcun diritto sulle riserve auree e valutarie» la cui detenzione e gestione rientra nei compiti fondamentale delle banche centrali, come prevede il Trattato sul funzionamento dell’Ue. Concetti noti, e che il giorno prima aveva ribadito anche il presidente della Bce, Mario Draghi, in una lettera in risposta a un’interrogazione di due parlamentari europei.
Sul lato del passivo il saldo debitorio sul sistema dei pagamenti TARGET2 ha invece raggiunto i 482 miliardi, 43 in più rispetto al 2017, un incremento tutto concentrato nei caldissimi mesi di maggio e giugno, quando lo spread volò sopra i 300 punti e si registrarono vendite nette di titoli italiani da parte di investitori stranieri.
L’assemblea riunita ieri a palazzo Koch rappresentava i 124 partecipanti al capitale, 92 in più rispetto alla riforma del 2014, voluta per riallocare su una platea più ampia le quote della Banca (da allora è stato trasferito il 33% del capitale). Attualmente sono solo cinque i partecipanti con quote superiori al limite fissato al 3%: Banca Intesa, Unicredit, CariBologna, Generali e Carige, e detengono quote in eccesso per 2,5 miliardi in valore nominale, a fronte di un totale di 7,5 miliardi. I dividendi assegnati ai partecipanti sono stabili a 340 milioni, per una remunerazione pari al 4,5%, di cui effettivamente assegnati sono 227 milioni, visto che le quote eccedenti il 3% non godono di diritti economici, mentre 113 milioni sono stati assegnati alla riserva ordinaria.
Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp intervenuto in rappresentanza degli enti previdenziali e delle casse privatizzate in possesso di oltre il 15% del capitale di Bankitalia, s’è detto «soddisfatto» e per la distribuzione di dividendi. E nel suo intervento s’è anche chiesto «se in futuro possa essere considerata la possibilità, coerentemente con la dinamica degli utili previsti, di un aggiustamento della distribuzione verso i limiti superiori previsti dall’articolo 38 dello Statuto» che li fissa al 6 per cento.