la Repubblica, 30 marzo 2019
I cinesi non usano lo zerbino
I vicini cinesi non usano lo zerbino. Quando vengono fatte le pulizie delle scale del palazzo, l’addetto lascia il loro zerbino arrotolato e così resta per settimane, fino a quando qualcuno passando davanti all’appartamento lo rimette al suo posto. Non usano pulirsi le scarpe sullo stuoino; a volte le lasciano fuori dalla porta, sul ballatoio, ma non sempre. In Cina lo zerbino non si usa e le scarpe non entrano in casa. La Cina era, e ancora lo è in parte, un paese contadino. In Italia c’è un commercio fiorente dei tappetini, e questo nonostante si stia diffondendo l’abitudine di togliersi le scarpe quando si entra, come nel Nord Europa. Lo zerbino è uno dei prodotti della nostra cultura materiale, come le sedie, nasce tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento. Ci sono attestazioni nel 1300; la parola deriverebbe da zerbo, zerp “piota, pezzo di terra erbosa”; più di recente i linguisti hanno indicato la provenienza dall’arabo zirby, “tappeto, cuscino”, presente nella parlata ligure; uno studioso ha reperito la parola zerbin riferita a un indumento, probabilmente una mutanda. Fatto sta che in Italia lo zerbino sembra essere il perfetto complemento della casa. Se s’affitta una abitazione o la si compera, quando s’entra tra le prime cose si pone uno zerbino nuovo davanti alla porta d’ingresso. La sua funzione è di tipo igienico: ci si puliscono le scarpe prima di entrare; ma ha anche una funzione simbolica: segnare la soglia. Viene usato per dare un messaggio agli ospiti: è la prima cosa che chi arriva vede. Ci sono zerbini con scritte, dal classico “Welcome”, “Benvenuto”, a messaggi di varia natura, come “Happy”, Bonjour”, “Hello”, “Hej”. Gli zerbini di solito sono di forma rettangolare, ma sono diffusi anche quelli a mezzaluna, rotondi e persino esagonali, oppure a forma di animale; ci si sbizzarrisce nel disegno raffigurato nel tappetino: cane, gatto, corvo, pappagallo, ecc. Esistono tappetini a forma di panino e quelli che riproducono opere d’arte famose. I materiali con cui sono prodotti gli zerbini sono in genere naturali: fibra di cocco o di palma. Non sono più di moda, come invece negli anni Cinquanta e Sessanta, i tappetini sintetici di gomma, nylon o metallo. Il tappetino è in buona sostanza un gadget, o almeno lo è diventato e, alla pari di altri oggetti della nostra quotidianità, assume un valore comunicativo, serve a dire chi siamo, o chi vorremmo essere, o come gli altri dovrebbero percepirci. Il succedaneo del tappetino sono probabilmente le cover dei telefonini, che, per quanto piccole, sono rettangolari e tendono a veicolare un messaggio da parte di chi le acquista ed esibisce. La parola zerbino viene utilizzata anche per indicare una persona tenuta in scarsa considerazione: “usato come uno zerbino, come un tappetino”. Tuttavia l’espressione è un po’ caduta in disuso, la pratica no.