il Giornale, 30 marzo 2019
Il Medio Evo non è poi così male
Ieri ho fatto un salto nel Medioevo, devo dire che non mi sono trovato male. Al Forum mondiale delle famiglie aperto a Verona non ho visto roghi, e neppure streghe. Non mi sono imbattuto in stanze della tortura e neppure sono stato sottoposto pur essendo un discreto e noto peccatore a processi sommari degni dell’Inquisizione.
In compenso ho visto e sentito applaudire il governatore del Veneto, Luca Zaia, quando ha detto che non i gay ma gli omofobi sono affetti da problemi patologici; più intenso il battimani per il trasgressivo conduttore de «La Zanzara» su Radio24, Giuseppe Cruciani, che ha sostenuto la seguente tesi: sono a favore di aborto, divorzio, unioni gay, fecondazione assistita e pure utero in affitto, ma ancor prima sono a favore che voi possiate liberamente e serenamente sostenere le vostri tesi. Successo ha avuto anche l’ambasciatore dell’Ungheria, pronipote dell’imperatore Cecco Beppe e di sua moglie Sissi, che ha invitato i delegati a scendere in campo sui social a patto di non rispondere con insulti a quelli che sicuramente, visto il clima, riceveranno.
Una cosa mi è sembrata chiara: se il governo Conte ha ritirato il patrocinio per paura di sporcarsi le mani con questi ultrà della famiglia naturale quella cioè che nasce dall’unione di un uomo e di una donna non potrà mai essere il governo di tutti gli italiani. A Verona ci sono idee, vecchie nel senso di immutabili e tutto sommato banali: il mondo va avanti perché qualcuno fa figli, e questi qualcuno non possono essere che un uomo e una donna uniti da un atto di amore. Non è un problema esclusivamente etico o religioso, è un fatto incontestabile con il quale l’economia e la politica devono fare laicamente i conti, pena l’estinzione o la resa ad altre culture.
Mettere in condizione le donne di fare più figli e meno aborti (la riproduzione di un feto abortivo fatta circolare come provocazione choc può essere stata una scelta respingente, ma non un falso) non mi sembra un obiettivo medioevale o terroristico. Semmai è quello che è mancato nella frenesia, a volte nell’impazzimento, del dibattito culturale e politico degli ultimi cinquant’anni, tutto teso all’emancipazione. Che è cosa buona se alla fine non ci porta a emanciparci anche dal senso per cui si viene e si sta al mondo.