Corriere della Sera, 29 marzo 2019
Il compositore dei jingle pubblicitari
È il Morricone della pubblicità. Ogni giorno, mentre guardiamo la tv, è più facile che incappiamo in una sua canzone piuttosto che in una di Vasco Rossi o di Claudio Baglioni. Ricordate Gran Soleil, il nettare degli dei? La musica era sua. Roger Federer che affetta pomodori e carote seguendo le indicazioni di Davide Oldani? Il sirtaki in sottofondo lo aveva riadattato lui. Il rap surreale El ga el Suvdi Skoda Yeti? Suo. E aveva scelto lui (perché anche questo fa parte del suo lavoro) il brano Come sei veramente che ha fatto entrare nelle case degli italiani Giovanni Allevi con la Bmw S3, per non parlare della (sua) selezione che ha contribuito a rendere indimenticabile lo spot di Telecom Italia con Gandhi nel 2004.
«Diciamo che resto sempre all’ombra, dietro le quinte, e un po’ mi spiace», racconta Ferdinando Arnò, 59 anni, in una delle sale del suo studio di registrazione milanese che sembra il set cinematografico di 2001: Odissea nello spazio. «Ma ho avuto il mio momento di vanità al Festival di Sanremo del 2010, quando gli orchestrali gettarono all’aria gli spartiti dopo l’esclusione di Malika Ayane: io la dirigevo ed ero anche autore della musica della canzone, Ricomincio da qui, con cui in compenso vinse il premio della critica». A quei tempi Arnò era anche il produttore della cantante, con la quale ha firmato due album.
In queste sale color sabbia del deserto sono passati diversi altri artisti. «Non metto il mio studio a disposizione spesso, ma può capitare. Per esempio Justin Bieber, qui, ha fatto un provino prima di un concerto a Monza. Kanye West ha provato per una settimana, sempre di notte: finiva alle 8 del mattino. Ma anche Benjamin Clementine o Selah Sue». In quei casi lui fa il padrone di casa, saluta e sparisce, per occuparsi delle sue musiche. «Tra originali e riadattati ho realizzato jingle per oltre mille spot».
E l’ispirazione come viene? «Come dice Herbie Hancock, non è che io vada nei boschi a cercare l’ispirazione; mi siedo al piano e suono. Stiamo parlando di musica applicata». Facciamo un esempio: quanto c’è voluto per la musica del Gran Soleil? «Ci ho impiegato due giorni. Si parlava di sicilianità, c’erano i limoni, quindi ho usato scacciapensieri e mandolini, strumenti nel nostro bacino culturale. Il mio compito è di tradurre l’emozione in musica». Arnò non sembra soffrire di alcun complesso di inferiorità rispetto ai compositori delle colonne sonore dei grandi film. «A chi non piacerebbe concorrere agli Oscar? Ma le musiche che io realizzo sono veri e propri bonsai di 30 secondi: hanno tutto. E comunque succede che scriva anche per il cinema o per le serie tv: l’ultimo brano del mio gruppo, Common Mama, è stato scelto per Suits 8, la serie con Meghan Markle».
Certo, se potesse scegliere, lui lavorerebbe per 007. «La verità è che io mi sento James Bond da quando sono nato! Per adesso il mio contatto più ravvicinato con l’agente segreto di sua maestà è avvenuto ad Abbey Road, quando ho registrato con Derek Watkins, prima tromba delle colonne sonore dei suoi film».
Pugliese di Manduria, ha cominciato a suonare da bambino sul pianoforte di nonna Carmelina, un dito alla volta. A Boston, al Berklee College of Music, ha studiato improvvisazione. «Nel mio lavoro mi sento molto come Forrest Gump: mi hanno sempre chiesto di fare qualcosa e io l’ho fatta». Curiosità: ha l’orecchio assoluto. Abbiamo fatto la prova.