Il Sole 24 Ore, 29 marzo 2019
Dieci miliardi per la fusione Deutsche-Commerz
FRANCOFORTE
«Quale problema intendete risolvere? E con quale business model? È questo quello che gli investitori vogliono sentirsi dire. Vi ispirerete ancora al modello americano di investment banking quando quel che serve all’economia europea, è solo il flusso continuo di credito bancario alle PMI?». È stato questo il commento provocatorio di Philipp Hildebrand, vice-presidente di BlackRock (colosso azionista di Deutsche bank e Commerzbank con una quota per entrambe poco sotto il 5%) interpellato a Francoforte sulle grandi fusioni bancarie in Europa. La sua provocazione riflette il pensiero fisso del mercato, e degli azionisti di DB e Commerz, in attesa di certezze e business plan vincenti: ieri, in reazione alle indiscrezioni riportate dal Financial Times su un’ipotesi esplorata in Deutsche bank di aumento di capitale tra i 3 e i 10 miliardi per finanziare l’acquisizione di Commerz, il prezzo delle azioni dei due istituti è calato del 4% circa.
Secca la smentita di DB: «Non vi sono state discussioni nel consiglio di amministrazione di Deutsche Bank riguardo ad un aumento di capitale in relazione ad una potenziale transazione con Commerzbank. – è stato puntualizzato in una nota-. Ogni speculazione di questo tipo è sbagliata. Inoltre, non abbiamo nemmeno deciso se effettuare una transazione con Commerzbank». L’incertezza comunque è quanto di peggio si possa dare in pasto al mercato. Le sovrapposizioni delle due banche sono schiaccianti. Se gli esuberi previsti dai sindacati dovessero confermare i 30mila ipotizzati, l’operazione sarebbe tutta in salita: in Germania, spiegano fonti sindacali, le aziende non sempre riescono a tagliare il personale ai fini della produttività e dei massimi risparmi(dipendenti con molti anni di anzianità, restii alle innovazioni e con alti salari) in quanto il sistema è basato sulla protezione per punteggio, dove i punti più alti vengono assegnati a chi ha figli o persone a carico, e un livello di anzianità tale che non consente di trovare facilmente un altro lavoro. Klaus Nieding, avvocato di grido intervistato ieri da F.A.Z., ha pronosticato che l’accorpamento dei due colossi richiederebbe almeno cinque anni di taglia e cuci. Altro nodo non sciolto è quello relativo al ruolo che giocherà lo Stato in questa complessa partita. Il ministro delle Finanze Olaf Scholz non si stanca di ripetere che resterà neutrale (e la stessa cancelliera Angela Merkel lo ha assecondato, anche se fonti politiche sostengono che la Cancelliera stia solo proteggendo la sua immagine e quella del suo partito da un eventuale insuccesso della fusione). Il vice cancelliere assicura che le due banche decideranno liberamente come soggetti privati. Ma resta il fatto che lo Stato federale possiede il 15,6% di Commerz e la sua uscita non è ammessa in perdita (sul break-even il Tesoro tedesco non va oltre il no comment). Maxi-esuberi peserebbero non poco sulle casse dello Stato, come l’iniezione di capitale se richiesta dall’SSM. I credit default swap, che misurano il rischio di credito e gravano sul funding, hanno in prima battuta accolto positivamente l’annuncio ufficiale del dialogo tra le due: i CDS di DB sono crollati da 220 a 133 punti base ma stanno risalendo, a 167, tanto più la transazione galleggia in sabbie mobili. Ci sarà più chiarezza il 26 aprile, in occasione dei dati trimestrali di DB? Corre voce a Francoforte che sarebbe stato proprio un brutto primo trimestre 2019 ad aver scatenato la voglia (presunta) di fusione.