Corriere della Sera, 28 marzo 2019
Una ruota panoramica a Pompei
I celeberrimi scavi archeologici? Non gli bastavano. Il santuario della Madonna del Rosario? Non gli bastava. Il Vesuvio di sfondo alle rovine? Non gli bastava. Così il sindaco di Pompei ha avuto una pensata: una immensa ruota panoramica in faccia al Teatro Grande.
«Ma sa l’è, matt?», sbotterebbero Jannacci e Fo davanti alla proposta di gran una giostra piazzata lì. No, risponderebbe lui, Pietro Amitrano, eletto primo cittadino pompeiano due anni fa dal Pd più sette liste. Il fatto è che, ha scritto in una lettera all’azienda tedesca incaricata del progetto (sede distaccata in una via sgarrupata di Castellammare di Stabia) che la ruota serve «per la valorizzazione del territorio di Pompei» nel «periodo degli eventi annuali». E va fatta subito. L’annuncio è stato dato ieri dal Mattino. Dove la cronista locale ha descritto il progetto «Wheel of Pompeii» spiegando squillante che «i turisti avranno modo di ammirare un panorama mozzafiato, con le luci della città a fare da cornice: da una parte l’imbrunire con il Vesuvio e il golfo di Napoli sullo sfondo, dall’altra l’Anfiteatro, il Foro e le domus più belle dell’antica città».
Altezza della ruota? Più o meno come quella di Vienna. Sessanta metri. Tre in più della cupola del santuario. Per capirci: un bestione alto quanto un palazzo di venti piani. Tirato su nel parcheggio antistante un magazzino Carrefour su via Plinio, la strada che corre a ridosso degli scavi, davanti al Quadriportico, al Teatro Grande (già offeso pochi anni fa da una ristrutturazione con il cemento armato) e al tempio di Iside. Il tutto, denuncia Antonio Irlando, dell’Osservatorio Patrimonio Culturale, «violentando i valori culturali dell’area archeologica e violando sia le norme di tutela per la fascia intorno al perimetro degli scavi di competenza della soprintendenza sia quanto stabilito nel piano strategico per lo sviluppo dei territori della buffer zone del Sito Unesco, nell’ambito del Grande Progetto Pompei».
Ma come: se ruote di questo tipo, proprio per il loro impatto non solo visivo ma anche strutturale e cementizio, sono state proposte e scartate in città molto più popolose, estese e ricche di Pompei come Torino e Milano? Per due volte l’idea di costruire una «panoramica» nel parco sul Po, tra il Castello del Valentino e il Borgo Medievale, fosse pure provvisoria (a cavallo dell’Expo) fu bocciata dalla soprintendenza del capoluogo piemontese. E per due volte la stessa idea, una «panoramica» stavolta al parco Sempione, fu bocciata nel capoluogo lombardo ai tempi prima della giunta Moratti e poi della giunta Pisapia. Motivazioni più o meno simili: erigere catafalchi così grandi avrebbe imposto la costruzione di basamenti di cemento armato di almeno 600 metri quadri. Un problema che via via ha scoraggiato altre città o località turistiche. Ultima a dar forfait, poche settimane fa, San Benedetto del Tronto.
E a Pompei, che già ha mille problemi a partire dal caos urbanistico, dalle pessime condizioni delle strade e dalla rete fognaria? Nessun dubbio a Pompei? Macché: «Vivere l’emozione di ammirare la città distrutta dall’eruzione del 79 dopo Cristo da una altezza di 60 metri è il sogno di milioni di turisti», si legge nella cronaca citata, «tanto è vero che, nell’attesa dell’8 maggio, giorno della supplica alla Madonna», la festività pompeiana più importante e data di apertura della ruota, «gli alberghi già registrano il sold out». Di più: come spiegato da Hendrik Boos, responsabile della «Iesse Internazional Strategies», «tra le gondole della Wheel of Pompeii che offrirà la magia delle antiche vestigia in un colpo d’ occhio, ci saranno anche quelle vip, con tanto di cestello con ghiaccio e champagne». I Vips! Arrivano i Vips!
Ma il sindaco, cosa dice il sindaco? «È entusiasta del progetto volto a creare un’attrazione turistica che possa abbattere il mordi e fuggi». Testuale. Parole sue: «La ruota, come già succede per analoghe installazioni nelle più importanti capitali del mondo, rientra a pieno titolo nel novero delle azioni di promozione turistica di Pompei. Il potenziale incremento di interesse, sia da parte dei residenti sia da parte dei turisti, è tanto da determinare positive ricadute in termini di valorizzazione dell’area».
Lo scrisse già ai primi di agosto nel «parere favorevole alla predetta iniziativa temporanea». A due condizioni: che la società tedesca fosse in possesso «dei requisiti specifici per installare e gestire, per un periodo di tempo determinato, una ruota panoramica facente parte delle attrazioni dello spettacolo viaggiante» e che prima della «messa in esercizio del predetto spettacolo viaggiante» fosse tutto sottoposto «alla valutazione della competente commissione di vigilanza di pubblico spettacolo per la valutazione dell’agibilità e delle misure previste in termini di safety e security». A proposito, l’okay delle sovrintendenze archeologiche, paesaggistiche, monumentali? È quello che chiede anche una lettera urgente recapitata ieri al municipio: «Avendo appreso dagli organi d’informazione della installazione di una ruota panoramica (…) in un’area classificata a elevato valore paesistico (…) si chiede a codesta amministrazione di presentare al Parco archeologico di Pompei il progetto e la documentazione agli atti per il parere di competenza». Traduzione: mai saputo niente. Non risultano richieste e autorizzazioni. Seguono le firme del responsabile dell’Ufficio Tutela, di quello dell’Area Paesaggio e del direttore ad interim.
E Massimo Osanna? Che fine ha fatto il direttore che in pochi anni assieme al generale Giovanni Nistri (poi promosso comandante generale dei carabinieri) ha cambiato faccia a Pompei che era degradata a «metafora del declino italiano»? Non c’è più. Il mandato gli scadeva il 31 dicembre ma, pur avendo mesi per individuare il successore (o confermare lui) il ministero s’è trovato come sempre all’ultimo istante. Con 47 (quarantasette!) concorrenti al ruolo. E da gennaio a oggi Pompei (Pompei: il nostro fiore all’occhiello!) è stata lasciata senza guida. Per carità, sarà solo una coincidenza, ma proprio in questi mesi…
Vada come vada, resta una curiosità. Possibile che pur potendo contare su paesaggi, monumenti, patrimoni culturali che ci invidiano tutti salti sempre fuori chi vuole «valorizzare» le nostre ricchezze con qualche idea strampalata? Abbiamo la Reggia di Caserta e ci piantano davanti un corno rosso anti-jella alto 13 metri… Abbiamo il Vesuvio e in un parco privato (abusivo) ci piantano una torre Eiffel… Abbiamo il lungomare di Napoli e ci piantano «N’albero» di vetro e tubi d’acciaio… Dobbiamo ritrovarci pure con la ruota viennese a Pompei? Dicono: sarà solo provvisoria, la montano e la smontano. Alzi la mano chi ci crede.