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 2019  marzo 28 Giovedì calendario

Nel cantiere del Nord Stream 2

Dal suo ristorante “Seebrücke” sul lungomare di Lubmin, Heidrun Moritz vede tutti i giorni le grandi navi gru che posano i tubi del nuovo gasdotto sui fondali del Mar Baltico. «Soprattutto di notte è uno spettacolo suggestivo. Con tutte le loro luci che si riflettono nell’acqua assomigliano a città galleggianti più grandi e belle delle navi da crociera». Molti clienti del suo ristorante vengono apposta fino a qui solo per godersi l’insolito panorama sul cantiere marino. Il piccolo centro balneare di 2.083 anime sulla costa del Meclemburgo-Pomerania Anteriore è il punto d’arrivo del nuovo gasdotto Nord Stream 2 che a partire dal prossimo anno trasporterà qualcosa come 55 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia direttamente in Germania e da qui nel resto dell’Europa. 1230 chilometri di condutture sottomarine, 8 miliardi d’investimenti, 7 Paesi e 13 mila lavoratori coinvolti. Compresi quelli dell’italiana Saipem che con la sua nave officina Castoro 10 sta posando i tubi nelle acque territoriali tedesche del gasdotto. Un progetto ciclopico ma alquanto controverso. Per Donald Trump, interessato ad esportare il suo gas di scisto in Europa, il nuovo gasdotto provocherebbe una pericolosa dipendenza della Germania dalla Russia. 
Il suo ambasciatore a Berlino Richard Grenell esige senza mezzi termini il blocco dei lavori e minaccia ritorsioni alle imprese che partecipano al progetto. Contrari al raddoppio di Nord Stream sono anche Ucraina e Polonia tagliati fuori dal tracciato diretto che attraversa il Mar Baltico e che rischia quindi di ridurre l’importanza strategica dei gasdotti terrestri che attraversano i loro Paesi. 
Sanzioni aggirate
Ma il governo tedesco tira dritto e anche le forti perplessità espresse in materia dalla Commissione europea e dell’Europarlamento, contrari a fare affari con Vladimir Putin aggirando le sanzioni imposte alla Russia in seguito all’annessione della Crimea, non hanno influito finora minimamente sul prosieguo dei lavori. Oltre tre quarti del gasdotto è stato realizzato e a frenare la fine dei lavori è solo il mancante via libera da parte del governo danese per l’attraversamento delle sue acque territoriali. «Ma è ormai solo una questione di giorni» assicura Jens Müller. Il portavoce ufficiale del consorzio Nord Stream 2, controllato dal colosso energetico russo Gazprom, è convinto che nulla e nessuno possa ormai fermare il mega progetto. 
Per cercare una conferma al suo ottimismo ci spostiamo in un boschetto situato a poche centinaia di metri dalla costa e dal ristorante di Frau Moritz. I lavori al terminal d’arrivo del gasdotto sul suolo tedesco procedono a gonfie vele. Turbine, filtri, le sofisticate apparecchiature di ventilazione, e l’allaccio al gasdotto terrestre sono già stati ultimati. L’Europa ha sete d’energia e le centinaia di operai che operano nel cantiere e le altre migliaia impiegate sulle navi, nelle centinaia di aziende coinvolte e nel quartier generale della Nord Stream a Zugo in Svizzera, hanno l’impressione di contribuire a qualcosa di molto grande e importante. L’approvvigionamento energetico di 26 milioni fra imprese e famiglie europee. I giacimenti di gas naturale in Norvegia o nei Paesi Bassi si stanno lentamente esaurendo, e la fuoriuscita della Germania dall’energia nucleare e dalle centrali a carbone vanno presto compensate con altre fonti a buon mercato. «Ci affidiamo al gas russo non per fare un piacere a Putin o per questioni politiche - spiega Müller - ma per una semplice logica di mercato. Il gas russo è attualmente il più conveniente». 
Le risorse alternative
La Germania non dipenderebbe però dalle forniture russe, come sostiene l’amministrazione Trump, e copre «solo» il 30% del suo fabbisogno con il gas dalla Siberia. Il segmento delle energie rinnovabili è in continua espansione e copre già oggi un altro 30% del fabbisogno tedesco e anche altri Paesi competono per aggiudicarsi una fetta del crescente business energetico. Il gas russo però resta quello più conveniente e anche vicino. Tanto vicino che nemmeno un Paese come l’Ucraina, in rotta di collisione con il Cremlino per via dell’annessione della Crimea, è disposto a rinunciarvi. Da allora Kiev ha bloccato tutte le importazioni dirette dalla Russia, ma il gas dai giacimenti della Gazprom raggiungono ugualmente il Paese. Passando attraverso il primo gasdotto Nord Stream sotto il Mar Baltico e proseguendo poi via terra dalla Germania verso l’Ucraina.