28 marzo 2019
Biografia di Francesca Verdini (due articoli)
Lei andava alla Leopolda, per lui era il simbolo del renzismo da battere. Lei è per i diritti civili e le unioni gay, lui è un radicale sostenitore della famiglia tradizionale. Gli opposti si attraggono. E la nuova coppia formata da Matteo Salvini e da Francesca Verdini non fa eccezione. I due, che martedì sera si sono fatti vedere insieme pubblicamente alla prima del remake di Dumbo a Roma, almeno sulla politica sembrano pensarla all’opposto.
Per capirlo basta dare una rapida occhiata al profilo Twitter della figlia di Denis, già plenipotenziario di Forza Italia e ispiratore del patto del Nazareno. Ripetuti sono infatti cinguettii e retweet a sostegno delle unioni gay, con tanto di esultanza in occasione del via libera (sotto il governo Renzi) alla storica riforma: «Un po’ più civili. È sempre l’amore a cambiare le cose. Let’s go Italy! L’amore vince». E su questo fronte Francesca Verdini sui social network è tornata a più riprese, pubblicando la foto di due anziani che si sono potuti sposare dopo 54 anni insieme e anche l’immagine della soldatessa che tornata dall’Afghanistan bacia sua moglie con la bandiera Usa sullo sfondo. Una visione antitetica a quella di Salvini, che, pur avendo spiegato nei giorni scorsi che «ognuno è libero di far l’amore con chi gli pare», nei prossimi giorni parteciperà al Congresso delle famiglie di Verona, dove le posizioni sono decisamente più conservatrici.
Francesca, 26 anni e una laurea in Economia alla Luiss, si affaccia spesso a Firenze, dove i suoi amici ed ex compagni di scuola la definiscono tutti «una tosta, intelligente e certamente non di destra». Tanto è vero che le unioni gay, per la cui approvazione fu decisivo l’appoggio del padre Denis al governo Renzi, non sono l’unico suo pallino. Francesca la pensa all’opposto di Salvini anche su un altro tema chiave: i migranti.
In queste ore, sempre consultando persone vicine alla ragazza, è infatti emerso che dietro alla giravolta del ministro dell’Interno rispetto alla concessione della cittadinanza al ragazzino-eroe Ramy, ci sarebbe proprio la nuova fidanzata, che avrebbe spinto con forza Salvini a riflettere. È in questo modo che sarebbe arrivata la retromarcia, della quale si sono arrogati il merito anche il leader del M5S Luigi Di Maio ed il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Un cambio di rotta mica da poco, quello di Salvini, specie se si pensa che tre giorni fa aveva risposto al ragazzino 13enne: «Se vuole approvare lo Ius soli si faccia eleggere parlamentare». Ma la verità, spesso, è che sono i rapporti e gli affetti privati ad aggiustare la bussola politica dei leader. Di recente, per esempio, era già successo sulla stepchild adoption, per la cui approvazione l’ex premier Matteo Renzi si convinse a non spingere anche dopo un confronto con la moglie Agnese, piuttosto dubbiosa.