la Repubblica, 28 marzo 2019
I piloti di F1 possono ingrassare
Un inverno senza più fame. Il vegano Lewis Hamilton ha felicemente trasgredito (un po’): patatine al formaggio e pancakes. Anche per questo, oltre che per la pratica di altre spericolatezze (lancio col paracadute, surf, arti marziali), il pilota della Mercedes cinque volte iridato è riapparso trasformato sul palcoscenico del Mondiale di F1. Più muscoloso, soprattutto su collo e braccia, più piazzato. Ha guadagnato circa 5 kg ( ne pesa 70 per 178 cm, Vettel 62 per 175 ) con una dieta non più di sola penitenza. Non è il solo nel paddock a mostrare bicipiti rigogliosi. Il suo collega di scuderia Valtteri Bottas è cresciuto di un paio di chili (è ora a 72 per 173 cm): «Negli ultimi anni mi ammalavo sempre d’inverno, adesso ho potuto mangiare per trovare forze ricostituenti». Tra le nuove regole introdotte quest’anno dalla federazione internazionale che ha cambiato una norma del ’95 molto controversa, c’è appunto quella sul peso minimo dei piloti che è stato disgiunto da quello dell’auto: i ragazzi non potranno pesare meno di 80 kg con sedile ed equipaggiamento (tuta, sotto-tuta, guanti, casco) e se sono più leggeri vanno messe zavorre nell’abitacolo per raggiungere il carico ideale. Il motivo? Riequilibrare un’evidente iniquità e dare ascolto alle proteste dei piloti: quelli più alti erano svantaggiati, costretti a fare sacrifici a tavola e a mettere a rischio la salute con diete last minute. Per governare bolidi che toccano i 300 all’ora bisogna essere atleti veri, soprattutto in decelerazione e in curva dove si genera una forza laterale specie sul collo che può arrivare a 6 G, cioè 6 volte e mezzo la forza di gravità, il che si traduce in un carico di circa 40 kg da sopportare. Sul pedale del freno spingono 160 kg con punte fino a 200. Sforzi da Ironman. Le loro auto dai 733 kg del 2018 passano a 743: ali più larghe e nuovo serbatoio da 110 kg ( 5 in più), dopo che l’anno scorso era stato introdotto l’Halo, l’aureola di protezione che da sola pesa circa 7 chili. La novità è un sollievo per i piloti, ma anche per gli ingegneri, ossessionati dalla sottrazione anche di pochi grammi sui loro gioielli per guadagnare millesimi: la ricerca della leggerezza non peserà più su chi è al volante. L’australiano Daniel Ricciardo, passato da Reb Bull a Renault: «Molti morivano di fame nei weekend di gara e anche nell’allenamento non si poteva lavorare troppo per non aumentare la massa muscolare». Hamilton: «Ho cambiato il mio modo di mangiare, anche se rimane sano: porzioni più grandi e io più forte. Il mio peso forma è sempre stato superiore a quello che ho avuto e molti sono stati sotto pressione per dimagrire. Aver cambiato la regola è corretto». Specie per quelli come Alexander Albon, l’inglese di nazionalità thailandese arrivato quest’anno in Toro Rosso che è il più grosso della F1: 186 cm per 74 kg. Prima di lui, il primato apparteneva a Nico Hulkenberg della Renault ( 185 cm per 70 kg). Kim Keedle, il fisioterapista del francese gourmand della Haas, Grosjean, dice che Romain «l’anno scorso ha perso anche fino a due kg in un week end, adesso è aumentato da 68 a 74 kg di muscoli ed è più forte anche al volante». Il suo compagno di squadra, Kevin Magnussen, è 4 kg in più ( 73). Per il responsabile tecnico della Fia, Nikolas Tombazis, «erano inique le vecchie regole, avvantaggiavano i più leggeri». Quest’anno il peso piuma risulta essere il russo Daniil Kvyat (58 kg per 175 cm), compagno di squadra della pertica Albon in Toro Rosso. Il che, bilancia.