Corriere della Sera, 28 marzo 2019
Il milazzismo e i giallo-verdi
Caro Cazzullo,
a Palermo, nell’ottobre 1958, si forma il governo regionale di Silvio Milazzo, sorretto dai voti del Pci e dell’Msi. È la nascita del «MILAZZISMO», una singolare e inedita coincidenza degli opposti che mette insieme due partiti agli antipodi tra di loro e agli antipodi della centralità democristiana. Quella combinazione rossonera sembra quasi una anticipazione del governo gialloverde, formato da forze altrettanto eterogenee. Piccola nota a margine. Quel governo trasse spunto anche dal diffuso malumore verso un leader democristiano toscano giudicato troppo accentratore (Amintore Fanfani). Della serie: qualche volta il cambiamento è solo il ripetersi delle cose.
Marco Follini
Caro Follini,
Cercare analogie con il passato è un po’ un vizio nazionale, visto che la storia non si ripresenta mai identica a se stessa; ma devo riconoscere che l’analogia che lei propone è stimolante. In Sicilia ci fu di fatto una scissione nella Dc, nella fase in cui il dinamismo di Fanfani – aperto al centrosinistra e al rapporto con i socialisti – si scontrava con la diffidenza della vecchia guardia della Dc isolana, raccolta attorno alla lezione di don Sturzo e di Scelba. L’aspetto paradossale è che gli scissionisti trovarono l’appoggio non soltanto della destra missina, ma pure della sinistra comunista, condotta con spregiudicatezza politica e intellettuale da Emanuele Macaluso. Tra l’altro uno dei teorici del MILAZZISMO fu il democristiano Francesco Pignatone, padre di Giuseppe, attuale procuratore capo di Roma. È insomma una pagina molto interessante della storia italiana.
Anche oggi il governo – nazionale, stavolta – si regge su due ali estreme. I Cinque Stelle però non sono l’estrema sinistra. Alla Lega li unisce la cultura politica, il linguaggio duro e a tratti violento, l’attenzione spasmodica alla rete, la ricerca continua del nemico. Se fosse per loro, governerebbero insieme sino alla fine della legislatura, e anche oltre. Il problema è che i rispettivi programmi economici sono incompatibili. Non ci sono i soldi per tagliare le tasse al Nord e contemporaneamente assistere il Sud. E la situazione del Paese è talmente grave che Conte durerà anche meno di Milazzo.