La Stampa, 27 marzo 2019
Intervista a Dorothea Wierer
«Io una superstar? Non scherziamo». Dorothea Wierer ha appena vinto la Coppa del Mondo di biathlon, è campionessa iridata e ha conquistato 2 podi olimpici. È personaggio popolarissimo, ma non ha voglia di cambiare status.
Dorothea, qui tocca maturare.
«Da giovane in effetti ero un po’ fulminata, ora sono più calma, cerco di essere sempre me stessa. E molto onesta».
Tennis, rugby, nuoto, calcio, biathlon: lo sport italiano è femmina?
«Lo sport femminile sta diventando anche una moda, e questo significa che viene apprezzato di più. Benissimo così».
Il Biathlon uscirà dalla nicchia “cult”’ dei suoi tifosi?
«I tifosi sono aumentati tanto e mi fa piacere, compensa un po’ i sacrifici. In Germania del resto è lo sport invernale più visto, paragonabile al calcio. Ora aspettiamo che la tv anche in Italia faccia vedere le gare in chiaro e in diretta. Sarebbe un salto di qualità».
Perché piace il biathlon?
«È semplice da capire, vario, e fino all’ultimo non sai chi vince. Ogni volta possiamo andare a podio in 30. Non capita in tutti gli sport».
Le piace o la disturba quando dicono che è brava e bella?
«Ci tengo tantissimo. Mi metto sempre un filo di mascara, in gara e allenamento, anche se quando piove essere femminile non è facile. Ma se non vinci non ti considera nessuno».
Dopo i successi è tempo di vacanze?
«Sì, a Livigno con i miei amici, a fare snowboard: discesa, niente fondo per una volta. Poi shopping e tanto mare. Adoro il caldo».
Quando si ricomincia, poi?
«A maggio. Il 2020 sarà impegnativo, ci saranno i Mondiali in casa, ad Anterselva, e qualche gara la vorrei vincere».
Le Olimpiadi sono un traguardo?
«Se penso che mancano 3 anni mi viene la nausea. Quando vinci è tutto facile, il problema sono i momenti no. Vedremo se ci saranno ancora le motivazioni e se il fisico reggerà».
Può migliorare ancora?
«Sì, lavorando più sulla qualità. Ormai ho una base di tanti anni di allenamento. Poi c’è il poligono…».
Lì la questione è mentale.
«Bisogna bloccare la testa. Se hai paura, sbagli di sicuro».
Magari un mental coach...
«Sono io la mia mental coach. Se superi da sola le difficoltà, diventi più forte».
È sposata dal 2015: si vede mamma e campionessa?
«No, quando smetterò sarà sul serio. Noi giriamo tanto, anche d’estate. Dovrei lasciare a casa il bambino, e non mi va».
Dopo il biathlon che cosa la aspetta?
«Mi piace la moda, abbinare i colori. Ho già disegnato una collezione per Sportful, che fa anche ciclismo. Mi ha gratificato, vorrei continuare».
Che stilisti segue?
«Ce ne sono tanti in Italia: e le colleghe russe muoiono di invidia. Elisabetta Franchi ad esempio».
In passerella si vede?
«Mica tanto: sono piccola».
Ha detto che si comprerà dei tacchi a spillo...
«Ma ne ho già tanti, non è quello. Comunque sono un tipo festaiolo, mi piacerebbe partecipare a eventi diversi, speciali. Ammiro molto Lindsey Vonn perché è una donna forte, che oltre di sport si occupa di tante cose, non è tutta casa e sci».
Federica Pellegrini ha grande successo in tv: le piacerebbe imitarla?
«Lei è una fuoriclasse in tutto. Non so se avrei il coraggio».
Ha citato le russe: l’incubo doping c’è sempre?
«I ragazzi che corrono adesso sono giovani, lo staff è diverso. Il passato lo conosciamo, purtroppo, ma oggi non c’è più doping di stato. Per me sono puliti».
Il bello del biathlon?
«Che sono forti in tanti, ma nessuno si crede un Dio».