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 2019  marzo 27 Mercoledì calendario

La Francia rinomina le sue tele

Al Musée d’Orsay di Parigi si è aperta una mostra di famosi quadri che abbiamo già visto in numerose occasioni, ma che ora vedremo per la prima volta sotto una luce nuova. L’esposizione è dedicata ai personaggi che nelle opere di Cézanne, di Manet, di Picasso, di Gauguin e di tanti altri maestri dell’arte francese sono ritratti sullo sfondo, a volte persino confusi con il colore delle pareti. Sono le persone di colore che andavano di moda all’epoca, ma che non potevano essere accettate in società, quelle che non avevano neppure un nome da ricordare sulla tela. 
I curatori della mostra hanno svolto accurate ricerche e li hanno individuati uno per uno. Esponendo i quadri hanno anche cambiato il titolo con il quale le opere erano conosciute: i protagonisti dei dipinti sono diventati gli esclusi, come nel caso del celebre “Olympia” di Edouard Manet. Olympia è la prostituta dallo sguardo gelido e indifferente sdraiata nuda sul letto, la donna considerata il simbolo della nascita dell’arte moderna. Dietro a lei, intenta a consegnarle il mazzo di fiori di un ammiratore, c’è una domestica di colore, il cui volto è quasi confuso con la parete di fondo. Nessuno si è mai domandato chi fosse questa donna e se avesse un nome. Ce l’aveva: si chiamava Laure, come è stato ora ribattezzato il quadro esposto nel museo di Rue de la Légion d’Honneur. 
Un altro dipinto, realizzato nel 1800 da Marie-Guillemine Benoist e finora conosciuto come “Portrait d’une négresse” è stato ribattezzato “Portrait de Madeleine” dopo che si è individuato il nome della modella della pittrice. Anche se i rapporti intimi con persone di colore non erano all’epoca socialmente accettati, molti artisti hanno avuto strette e scandalose relazioni con donne di colore. Manet ha ritratto Jeanne Duval, che era amante e musa ispiratrice di Charles Baudelaire; Alexandre Dumas, l’autore del Conte di Montecristo, aveva un legame con Maria Martinez, una cantante cubana, mentre di Gauguin non si contano le amanti esotiche. 
Quella che all’epoca veniva definita brutalmente l’”arte negra” ha avuto un’enorme influenza su Picasso e su altri maestri del primo Novecento. In ogni studio c’erano statue lignee provenienti dall’Africa, volti che impressionavano per la loro spontaneità, per l’immediatezza e per la sintesi delle forme che veniva copiata nelle tele. Ma nei quadri le persone di colore erano destinate all’oblio, il loro nome non contava nulla, anche quando erano le uniche protagoniste di un ritratto. Se fossero state europee, sapremmo da tempo tutto di loro, ma sono state eclissate da un misto di razzismo e di stereotipi duri a morire. La mostra del Musée d’Orsay restituisce dignità ai dimenticati e sottolinea il rilevante ruolo che hanno avuto nella nascita dell’arte moderna a Parigi. La ricerca condotta dai curatori ha anche permesso di dare un nome al giovane di colore ritratto di profilo che si trova al centro di uno dei quadri più famosi del Louvre, “La zattera della Medusa” di Théodore Géricault. Era un haitiano di nome Joseph, amico del pittore e persona colta e amante delle arti. Il quadro non potrà ovviamente mai diventare “La zattera di Joseph”, ma avere dato un nome anche a lui e avere ricostruito la sua storia è stato comunque importante.