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 2019  marzo 27 Mercoledì calendario

La scuola scheda chi va in bagno

Schedati per fare pipì. Niente più mano alzata in classe per andare in bagno: ora la maestra segna su un modulo fornito direttamente dalla scuola, nome e cognome di chi deve andare alla toilette, precisando entrate e uscite di ogni singolo alunno. La peculiare disposizione è stata attivata ieri in una scuola di Milano, l’Istituto Comprensivo Confalonieri, nel quartiere Isola, direttamente dalla dirigente scolastica, la dottoressa Luisa Martiniello, che ha pubblicato sul sito della scuola un ordine di servizio indirizzato a tutti i docenti. «Al fine di tutelare il benessere psicofisico degli stessi studenti, i docenti dovranno rilevarne quotidianamente per iscritto, su apposito modulo allegato, le uscite e i rientri per recarsi ai servizi igienici», si legge sul documento. In poche parole, maestre e professori della scuola primaria e secondaria della Confalonieri dovranno “schedare” qualsiasi alunno che, nell’arco della giornata, chiederà di andare al bagno, segnando in un apposito registro orari di entrata e uscita dall’aula. 
Peccato che il documento sia stato subito rintracciato dai genitori i quali, ignari delle disposizioni della preside, hanno subito inviato una mail via Pec alla dirigente scolastica e alla scuola. «Siamo rimasti stupiti da questo documento. Innanzitutto perché, in quanto genitori, e quindi unici ad autorizzare una cosa simile, non siamo stati affatto consultati dalla preside. E poi perché in questo modo i nostri figli rischiano di essere in difficoltà a chiedere ogni volta di usare la toilette, dal momento che verranno segnati sul modulo: chiunque potrà vedere chi e quante volte al giorno va in bagno», spiega Elisabetta D’Alfonso, presidente del consiglio d’istituto della Confalonieri.
Ma la questione “bagni” nella scuola va avanti da molto tempo, ormai. Nelle scorse settimane i genitori avevano più volte protestato contro la “puzza” di urina «che si sente sin dai corridoi” e per la condizione igienica delle toilette della scuola. «Avevamo persino chiamato l’Ats (ex Asl) affinché intervenisse, oltre ad aver più volte chiesto alla preside di fare qualcosa. Ma non è mai stato fatto nulla e molti bambini preferiscono tenere la pipì fino a che non tornano a casa piuttosto che farla in quei bagni», dice D’Alfonso. D’altronde la preside non è nuova a iniziative originali. Quando era ancora dirigente dell’Istituto Calasanzio, sempre a Milano, aveva fatto uscire dall’aula un ragazzo di 11 anni reo di aver portato il pranzo da casa. Il tutto senza aver avvertito la famiglia. Ieri, il provvedimento verso i bambini che vogliono usare i bagni della scuola. E ora più di un genitore si chiede dove sia il rispetto della privacy, anche verso bimbi così piccoli.