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 2019  marzo 27 Mercoledì calendario

Berlusconi ci riprova: gigantografie 6 per 3

Alla sua tredicesima campagna elettorale, Silvio Berlusconi torna all’antico. E anziché concentrare la propaganda sul web, dove verrebbe asfaltato, rispolvera per le Europee i cartelloni formato gigante, quelli lunghi sei metri e alti tre che avevano fatto la sua fortuna. Costano un occhio, ecco perché i partiti ci vanno piano. Ma notoriamente l’uomo non ha problemi di cash. Tra l’altro nessuna legge gli vieta di spendere e spandere fino a 30 giorni dal voto, quando scatteranno i divieti: dunque il Cav ha ancora un mese di tempo per ricoprire i muri d’Italia con la sua effigie. Ha personalmente scelto una foto di vent’anni fa e deve solo decidere con che slogan accompagnarla. Sarà qualcosa tipo «di nuovo in campo» per segnalare che, dopo aver saltato due turni a causa della condanna, il 26 maggio sarà capolista in tutti i collegi tranne che nel Centro Italia (riservato al vice, Antonio Tajani). Era corsa voce che la famiglia volesse impedirlo temendo per la salute del patriarca, appena operato d’ernia e con la glicemia in disordine; in realtà, né Marina né gli altri figli sono contrari. L’unico ferocemente ostile risulta Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, che lunedì l’ha apostrofato duro: «Lascia perdere la politica e pensa piuttosto alla ghirba; la tua salute vale di più».
«Non rompo con la Lega»
Ma Silvio ormai è lanciatissimo. Non gli ha dato retta, esattamente come finora si è rifiutato di seguire i consigli di Mariastella Gelmini. «Dobbiamo rompere con la Lega», insiste la capogruppo alla Camera, che insieme con Niccolò Ghedini è andata da lui a caldeggiare qualche presa di distanze da Matteo Salvini che in Parlamento e nei territori si sta comportando da vero boss. L’occasione mediatica non mancherebbe: sabato prossimo a Roma, nel fascistissimo Palazzo dei Congressi all’Eur, è convocata l’Assemblea nazionale azzurra. «Io però con la Lega non rompo», ha risposto netto Berlusconi, «i nostri elettori non capirebbero il perché». Nemmeno lo sfiora il timore che Matteo, un domani, possa decidere di scaricarlo e di presentarsi alle elezioni politiche da solo (o in compagnia di Giorgia Meloni). Il Cav non ci crede in quanto ha letto l’ultimo dossier di Euromedia Research e si è fatto la convinzione che la Lega, senza Forza Italia, potrebbe vincere al Nord, ma rischierebbe di perdere la sfida dei collegi al Centro e soprattutto nel Sud. Perché mai Salvini, che non è sciocco, dovrebbe correre questo rischio? Giorgio Mulè la mette così: «Nel centrodestra siamo tutti utili e tutti indispensabili. Le elezioni in Basilicata ne sono la riprova».
Il fenomeno ha quasi del clamoroso: nonostante un leader di quell’età, a dispetto delle liti interne e con una presenza sul territorio ormai pari a zero, Forza Italia non solo resiste, ma in qualche modo torna a crescere. Nella super-media dei sondaggi (fonte Youtrend) era crollata all’8,4 in ottobre; oggi sfiora la doppia cifra. Domenica in Basilicata, sommando insieme le liste moderate di Fi, di Quagliariello e del neo-presidente Bardi, il totale superava il 17 per cento, a una spanna da Salvini. E senza che Silvio ci avesse ancora messo la faccia, nel formato 6x3.