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 2019  marzo 27 Mercoledì calendario

Il padre di Moise Kean è leghista

 Il signor Kean è nato in miseria in Costa d’Avorio, ma non sogna Rolls-Royce o champagne. Con un figlio come il suo – giovane bomber della nazionale, nero come la notte e di conseguenza già idolo della sinistra – avrebbe potuto chiedere la Luna. Invece in occasione del primo contratto firmato alla Juventus aveva domandato solo due trattori, con i quali voleva sistemare qualche campo e rimanere a lavorare in Italia. E siccome trattori e ruspe sono parenti stretti, l’africano Kean ha trovato un modello in politica in Matteo Salvini. «Perché va bene aiutare gli stranieri», ha detto ieri in un’intervista a Un Giorno da Pecora su RadioUno l’immigrato, «ma che stiano a casa loro». Anche questa volta, insomma, un nuovo mito del movimento dei “porti aperti” è collassato nel giro di poche ore. Qualche quotidiano ha provato a trasformare un calciatore di colore in uno spot vivente per lo ius soli. Il tutto perché sabato il bomberino ha segnato in maglia azzurra e poco dopo ha detto (o l’hanno indotto a dire…) che «chi nasce in Italia è italiano». Duro attacco alle politiche “oscurantiste” del Carroccio, ha spiegato qualcuno. Ma a quanto pare pure stavolta hanno scelto il nero sbagliato, ovvero il figlio di un convinto sovranista africano, capace di smontare la leggenda degli stranieri che nel nostro Paese vivono male, sono vessati dalla legge e trattati come schiavi. Proprio come il ragazzino Rami – l’eroe che ha collaborato a evitare la strage sull’autobus di San Donato – il quale secondo i quotidiani non dormiva la notte al pensiero di non avere in tasca un passaporto della nostra Repubblica. Anche in quel caso il padre ha poi spiegato come sono andate realmente le cose: «Sono stati certi giornalisti a dirci di chiedere la cittadinanza, a me non importa, sto qui e lavoro benissimo. Mi hanno strumentalizzato». Il signor Kean, invece, la cittadinanza l’ha già chiesta, perché vive qui da un pezzo e ne ha diritto. Non è arrivato col barcone, ma su un aereo di linea. Poi si è messo a lavorare. Intendiamoci: non parliamo di un santo, ha lasciato la moglie con un bimbo piccolo. Fatto che l’ha fatto allontanare dal suo pargolo, tant’è che «la Juve quei trattori non me li ha mai dati», ha spiegato, «e non mi regala neanche i biglietti». L’ivoriano continua a fare l’agronomo e segue la politica: «In questo momento sto cercando un’associazione per bloccare l’immigrazione dalla partenza». Roba da pratone di Pontida, insomma. «Certo, sono un leghista».