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 2019  marzo 27 Mercoledì calendario

Non più rondini ma rondoni

All’ora del tramonto Giovanni Boano entra in piazza Sant’Agostino. Guarda in su e si concentra. «È sempre in questo periodo che arrivano. Fanno due giri della piazza poi imboccano rapidi il nido dell’anno scorso. Hanno fatto un viaggio lunghissimo. Devono riposarsi. All’inizio sono uno o due esemplari. Man mano che passano i giorni diventano sempre più numerosi». In questo periodo piazza Sant’Agostino a Carmagnola, Torino, ha iniziato a riempirsi delle grida festose dei rondoni pallidi tornati dall’Africa. La primavera è arrivata, in anticipo di quasi un mese rispetto a quando Boano, studente universitario, 40 anni fa iniziò a osservare questi uccelli. Colpa del riscaldamento climatico. Oggi l’università di Lund in Svezia ha chiesto all’ornitologo – nel frattempo diventato direttore del Museo di scienze naturali di Carmagnola – un aiuto per studiare il loro comportamento. Uscito sul Journal of Avian Biology, lo studio scientifico racconta come i rondoni trascorrano fino a dieci mesi senza atterrare mai. Mangiano e dormono direttamente in volo, a volte si accoppiano anche. «Salgono fino a duemila metri sfruttando le correnti, poi distendono le ali e ridiscendono planando. Così riposano. Se dormano davvero nessuno è in grado di dirlo» spiega Boano.

LA SPECIE MINACCIATA
Anche i proverbi, oggi, devono riadattarsi al clima che cambia. Più che le rondini, sono ormai i rondoni a segnare l’arrivo della primavera. «Le rondini vivono nelle stalle in campagna, sempre più rare», spiega Boano. E l’uso di pesticidi riduce gli insetti di cui si nutrono. Negli ultimi dieci anni l’International Union for Conservation of Nature stima che il loro numero si sia ridotto di un terzo. Motivo per cui la specie è classificata come “quasi minacciata”. «I rondoni invece amano le piazze delle città» spiega l’ornitologo. Nidificano nei centri storici. L’illuminazione pubblica li fa restare svegli». Una colonia di rondoni pallidi si è installata perfino alla stazione Centrale di Milano.
Da qualche anno diverse città del Nord gli dedicano dei festival, con attività didattiche e “cene sotto ai rondoni”. Rispetto alle rondini, questi animali sono leggermente più grandi. Quelli comuni sono neri e nella loro migrazione di primavera raggiungono la Scandinavia. Quelli pallidi invece, la specie di cui Boano è ammiratore, hanno il ventre color caffellatte.


IL CARATTERE MEDITERRANEO
«Non è facile distinguerli», ammette il direttore del museo. «Contro il cielo tutti gli uccelli sembrano neri. Ma la specie nostrana è più mediterranea anche nel carattere. Ha una concezione del tempo rilassata e nidifica spesso due volte. È fedele, ma non al cento per cento. A volte le coppie si disfano e si ricombinano», dice Boano.
La sua fedeltà nei confronti dei rondoni pallidi è invece di ferro. L’ornitologo è stato il primo a documentare la specie in Piemonte. «Nel 1974 avevo notato dei nidi in un palazzo del centro. Mi arrampicavo ogni giorno con una scala di legno fino al sottotetto e lì mi mettevo a osservare. Fino a quando un giorno il proprietario della casa non mi offrì le chiavi della soffitta. La gentilezza si è perpetuata con figli e nipoti, purtroppo però la palazzina oggi è stata venduta. Mi sono consolato quando ho ristrutturato la mia casa. Due finestre del solaio sono diventate rondonaie. L’osservazione ora è più comoda».


IL MICROCHIP PER LOCALIZZARLI
Poi, per monitorare il comportamento dei rondoni, sono arrivati gli strumenti tecnologici: in particolare un microchip messo a punto dai colleghi di Lund. «È un apparecchio per la geolocazione» spiega il naturalista. «Si fa indossare ai rondoni come fosse uno zainetto, e della “vestizione” mi sono incaricato io qui a Carmagnola. Pesa un grammo, contro i 38- 40 di un uccello. Permette di seguire gli spostamenti dei rondoni durante la migrazione in Africa. Registra continuamente dove si trovano, a che altitudine, se battono le ali, se stanno riposando e planando o se una tempesta li ha magari costretti a rifugiarsi sotto alle foglie di una palma». Dalla scala a pioli al microchip, ma è sempre in piazza che bisogna andare per vedere un rondone che fa primavera.