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 2019  marzo 26 Martedì calendario

LA MIA VIOLA DA OSCAR - “QUANDO GODEVO IO, GODEVA FIRENZE, GODEVA LA FIORENTINA”, VITTORIO CECCHI GORI GRAFFITI: I GIORNI FELICI SULLA BALAUSTRA, BATIGOL, RANIERI, IL TRAP E I SOGNI SCUDETTO –“IL FALLIMENTO? MI HANNO FATTO PAGARE LA QUESTIONE DEI DIRITTI TV. MI HANNO CHIESTO 90 MILIARDI DA TROVARE IN 48 ORE. POI HANNO FATTO LO 'SPALMA-DEBITI'. AVEVO ANCHE I DIRITTI CINEMATOGRAFICI. DAVO FASTIDIO” – E POI PARLA DI DELLA VALLE E DI CHIESA - VIDEO -

Tempo di flash back e di narrazioni. Gabriel e la sua vita. Vittorio e la sua storia. Uomini che hanno incrociato i loro destini e i loro sogni che oggi si sfiorano quasi casualmente sul set di una città che per loro è la cartolina di un vissuto indimenticabile. Mentre l' eroe che correva alla bandierina si prepara a festeggiare qui i suoi 50 anni, l' uomo che lo aveva scoperto in Coppa America torna per un giorno a Firenze a girare una scena di "Cecchi Gori", il documentario sulla sua storia di uomo di cinema, calcio e televisione. Eccolo, l' ex presidente della Fiorentina. Per il pranzo ha scelto, come nei giorni più belli, Omero, al Pian dei Giullari, dopo una mattina che è stata un salto nel tempo.

«Non andavo al Franchi da quasi vent' anni, È stata una emozione violenta entrare nella pancia dello stadio e tornare là davanti a quella balaustra. È come se il tempo avesse ricucito la sua storia e questi vent' anni di lontananza fossero stati solo un brutto sogno».

La segue la Fiorentina? «Dico la verità. Per qualche anno, dopo quello che è successo, non ne volevo sapere niente. Volevo rimuovere, soffrivo troppo. Poi ho metabolizzato quei giorni drammatici. E ho ricominciato a vedere le partite. Con gioia e sofferenza, come capita a ogni tifoso».

La sua immagine del cuore di quei giorni? «Beh, tutte le volte che salivo su quella balaustra ero un uomo felice. Volevo provare a ripetere quel gesto stamattina. Ma ho lasciato stare. Ho un ginocchio malandato. Faccio fatica anche a giocare a tennis. Figuriamoci. Ma chissà, dovessi vedere un gol della Fiorentina magari riesco ancora a salirci su».

Poi ci sono quei ricordi blues. Quelli che hanno distrutto lei, la sua immagine, la sua società, il cuore dei tifosi viola. «Quella storia non è ancora finita. I miei avvocati non si arrendono. Mi hanno fatto pagare la questione dei diritti tv. Mi hanno chiesto 90 miliardi da trovare in 48 ore. Poi hanno fatto lo spalma debiti. Avevo anche i diritti cinematografici. Davo fastidio. Questo chiaro».

Un complotto? «Non sono un complottista. Credo semplicemente che in alcuni momenti gli interessi di alcuni personaggi si possano coalizzare per fare fuori chi rovina il gioco».

Ma nel calcio di oggi sarebbe ancora possibile mettere in piedi una Fiorentina come la sua? «Il calcio è cambiato, è vero. Ma allora c' erano tante società ambiziose e la concorrenza era durissima. Quello che è certo è che io non ho mai fatto una plusvalenza e ho sempre tenuto i giocatori più forti. Dire che a certe cifre non sia possibile dire di no è solo una scusa». Lei a Firenze ha ancora detrattori ma anche nostalgici. Di sicuro tanti rimpiangono i giorni di un calcio che sapeva essere umano. «Il calcio senza umanità diventa puro e semplice business. Il problema è che spesso si sfrutta l' amore della gente. Lo dico in generale. Io sicuramente ho fatto degli errori, ma ci ho messo il cuore. E ho pagato in prima persona».

Il fallimento, le prime pagine e poi il carcere. L' uomo degli Oscar piombò nel buio. «Non ero preparato a una cosa del genere. Al primo impatto fu stupore. Poi vissi giorni e giorni come intontito. Non sono stato mai bravo a difendermi. Non ero preparato».

L' allenatore che ha amato di più? «Claudio Ranieri. Bella persona, ottimo tecnico. E ho bei ricordi di Trapattoni. Con lui ci avvicinammo allo scudetto».

Batistuta lo ha sentito? «Sì, mi ha chiamato per invitarmi alla sua festa. L' ho ringraziato, ma purtroppo non potrò esserci. Lui non solo faceva gol, ma giocava anche quando stava male. Uomo vero. Capì subito che era il centravanti giusto per noi. Gli osservatori in Coppa America mi fecero altri nomi ma io volevo lui. E detti un ordine preciso a ogni allenatore che passava da qui: Batistuta deve giocare».

Dei Della Valle che dice? «Non li conosco, non ci ho mai parlato, quindi non dico niente. Io sono rimasto ai Pontello, coi quali io e mio padre provammo a trattare per far saltare la cessione di Baggio, ma purtroppo non fu possibile». Corsi e ricorsi. Il calcio sarà pure cambiato ma ora il gioiello è Chiesa e (Cecchi Gori ha un lampo negli occhi e chiede ad Antognoni di chiamare Enrico, il padre di Federico, perché lo vuole salutare) «I giocatori simbolo non vanno mai ceduti. Può essere un sacrificio, ma lo devi fare se vuoi dare un senso compiuto alle tue ambizioni».

C' è anche chi la rimpiange, lo sa? «A me fa piacere che qualcuno si ricordi di me. Non lo nascondo. Ho vissuto giorni difficili, ma ora sono un uomo sereno».

Cecchi Gori, riguarda mai quella foto dove lei è in piedi su quella balaustra? «Sì. E ripenso a quelle vibrazioni, a quando godevo io, godeva Firenze, godeva la Fiorentina».

Tornerebbe al Franchi da tifoso? «Magari un giorno, chissà».