il Fatto Quotidiano, 26 marzo 2019
Intervista ad Arisa
Disarmante. Consapevole. Inconsapevole. Gli archetipi, le sovrastrutture, i “giochi di ruolo”, Arisa non li conosce. “E per questo pago un po’ lo scotto, però sto migliorando, con gli anni ho imparato”. È una delle voci più belle del firmamento italiano, una delle interpreti migliori, parola di Mara Maionchi che ha preso lei a esempio per sbugiardare il credo sanremese di Francesco Renga (“gli uomini sono superiori”). È in giro per concerti nei club, dopo l’uscita dell’album Una nuova Rosalba in città.
Insomma, è tra le più brave.
In realtà non ho mai studiato, non ho neanche idea di quello che faccio.
Istinto.
Cerco di dare intensità al canto, ma non ho alcuna percezione di quello che succede.
Sempre.
Accade anche durante le lezioni di canto: magari lì sbaglio, non arrivo dove dovrei, penso di non essere in grado, poi la docente mi mostra dei vecchi video dove ho già toccato quella vocalità.
Delle colleghe, chi la emoziona?
Ho pianto per brani di Emma, Elisa, Loredana Bertè, Giorgia; però in Italia è molto complicato.
Perché?
È un Paese che segue un po’ le mode, è difficile inserirsi.
Ora va la trap.
Mi piace, non sono contro.
A X Factor 17 è stata la prima a lanciare il rap con Lumi.
Mi sono incuriosita dai suoi contenuti, dalla testimonianza sui giovani, ma ha pagato lo scotto di essere un mio allievo, non è stato preso sul serio.
Definitiva.
Penso di penalizzare i ragazzi per la scarsa credibilità data a me dagli altri giudici; quella è una partita dove ci si dimentica del valore della bellezza e del talento, è più una questione personale.
Ora lavora con la Caselli.
Ha una cultura sconfinata, interagire con lei è un’esperienza rara di condivisione.
Quale consiglio le dà?
Di proteggermi.
Da lei o dagli altri?
Da tutti: sono troppo genuina e i rubinetti emotivi non li devi tenere sempre aperti.
Traduzione.
Questo è un lavoro, è giusto mantenere un contegno, non va preso tutto sul piano personale.
Lei e Sanremo.
Quest’anno è stata dura, prima dell’ultima serata mi sono ammalata, avevo la febbre e il contesto è diventato pesante: non volevo cantare, ma tornare a casa; se la situazione non è perfetta preferisco scendere dal palco e ascoltare gli altri.
E invece.
Ho resistito ed è stata una testimonianza di tenacia.
È sempre vegetariana?
Ma no, sono cresciuta in campagna, mio padre ha ancora le pecore, e vorrebbe darle via, ma nessuno le prende perché è un impegno troppo importante. Però ci tengo molto alle questioni ambientali.
È il momento di Greta.
Una volta con un amico, dopo un concerto, siamo rimasti per raccogliere da terra i bicchieri di plastica; poi in quel periodo mi era preso un trip: quando camminavo per strada, scovavo le bottiglie e le infilavo nei cestini.
Interviene praticamente…
Comunque capisco Greta quando viene attaccata: negli anni ho visto negli occhi delle persone che mi guardavano l’espressione tipica del “ma questa è scema”.
Quindi ha smesso?
Non mi va più di mettere a repentaglio il mio lavoro per la concezione della gente. Non mi voglio deprezzare a causa dei miei comportamenti.
Controlla le reazioni.
È facile restare soli; tempo fa, sempre con lo stesso amico di prima… si chiama Valerio Zito e lo saluto.
Salutiamolo.
Con lui mi ero mossa in Basilicata contro il petrolio, tutti a dirci “sì, sì”, poi ai fatti avevano altre priorità miste a scuse, come “ho mio figlio che sta male” o “devo andare a lavorare”. Ora basta, agisco nel mio piccolo.
Tipo?
Uso solo abiti di recupero, vintage, poi niente plastica.
Ha ancora paura di finire come Mia Martini?
No, ci ho fatto pace. E inoltre per vivere di questa professione è fondamentale lavorare su se stessi, è necessario centrarsi, essere sani, non cadere in dipendenze.
Capita di frequente?
La maggior parte degli artisti sono iper-empatici, portati a riempire quell’empatia con altre situazioni.
Definizione di Arisa…
La numero uno. Ma ancora non lo sono.
Chi lo è?
Elisa: è un’artista preparata, sa scrivere, interpretare, e soprattutto suonare.
Lei no?
È un complesso e non riesco a imparare a causa dell’ansia.
Così ansiosa?
Spesso non ricordo nemmeno le parole delle mie canzoni: ho talmente tanta paura di non essere che a volte non sono.
Dove cerca le risposte alla vita?
Una volta dai cartomanti, poi dagli psicologi, oggi dai libri. E i libri rispondono.
Quanto è cambiata in questi anni?
Tanto, e ho pure speso un sacco di soldi.