Libero, 26 marzo 2019
Mutande e caschetto, polemica in Germania
È più importante la sicurezza stradale, specialmente quella dei più giovani, oppure il rispetto dell’ortodossia politically correct? In Germania il dibattito è aperto. Nella Repubblica federale il Verkehrserziehung (l’educazione alle regole del traffico) è una cosa molto seria: già in quarta elementare i bambini ricevono un libretto con il quale presentarsi in una Verkerschule (scuola guida per piccini) e ricevere una serie di lezioni su come andare in bicicletta. Sicurezza, incroci, sensi unici, strisce pedonali sono tutte materie di studio e prova pratica. Debitamente compilato, il libretto si riempie di timbri col passare delle lezioni, e si conclude con un esame. Per seguire le prove pratiche i bambini devono essere muniti di casco e di gilet fosforescente, due strumenti a tutela della sicurezza dei ciclisti di ogni età. La speranza è che continuino a mettersi il casco anche da grandicelli ma la realtà è un’altra: secondo un sondaggio Forsa, la maggior parte dei giovani ciclisti non possiede un casco (40%) o lo indossa solo raramente (10%) oppure mai (6%). Forsa ha anche notato che mentre solo l’8% degli intervistati di età compresa fra 17 e 30 anni mette il casco, la percentuale sale, ma non si impenna, all’aumentare dell’età: fra gli over 60 si arriva al 23% – troppo poco rispetto all’82% registrato fra gli under 10. E la ragione sarebbe principalmente di carattere estetico. Ecco perché il ministero delle Infrastrutture ha ideato una campagna pubblicitaria a favore del casco. Da cui lo slogan coniato a Berlino: «Looks like shit, but saves my life». Una frase in inglese per dire che sì, il caschetto da ciclista è brutto che fa schifo ma ti salva la vita.
IL CASTING
È stato il ministro federale dei Trasporti, Andreas Scheuer del compassato partito cristiano sociale bavarese, a lanciare l’iniziativa facendosi filmare mentre ritira i primi poster. Ragazzi scolpiti e nudi fino alla cintola e ragazze bellissime in lingerie, tutti felici di indossare il casco anti trauma. «Lo slogan forse non corrisponde appieno al linguaggio ufficiale delle istituzioni», riconosce nel video il ministro compiaciuto, ma l’importante è salvare la vita dei giovani. Al suo dicastero la campagna è stata preparata con cura: fra le bellissime immortalate con il casco in testa c’è Alicija, stella diciottenne del programma Germany’s next topmodel. Fra gli altri modelli e modelle che posano con lei o negli scatti si vedono poi giovani bellezze di ogni origine etnica. L’autore degli scatti, infine, era niente di meno che il 53enne Rankin, il fotografo britannico noto per aver lavorato con Madonna, David Bowie e la regina Elisabetta. Tutto il mix è stato affidato agli esperti di Runter vom gas! (Piano con il gas!), che curano le campagne per la sicurezza volute dal ministero.
TROPPO NUDE
Insomma, gli elementi per un successo c’erano tutti, come auspicato anche dal ministro Scheuer. E invece? Invece il troppo innovativo esponente del governo è stato accusato di aver inaugurato una campagna «stupida e sessista». In un’intervista con la Bild am Sonntag, la presidente del gruppo di lavoro delle donne socialdemocratiche Maria Noichl ha detto che è «imbarazzante che il ministro dei trasporti cerchi di vendere le sue politiche usando la pelle nuda». Per cui i poster dei giovani svestiti ma con il casco «devono essere tolti», ha precisato Noichl. Alla signora poco importa il grido di allarme lanciato da Walter Eichendorf, il presidente del Consiglio federale per la sicurezza stradale. «Solo nel 2018 ben 430 ciclisti sono rimasti uccisi in incidenti stradali, ovvero il 14% in più che nel 2017: mettetevi il casco», ha detto Eichendorf in un video-intervento a favore della campagna del ministero. Niente da fare: il messaggio «è sessista e antiquato» per la parlamentare socialdemocratica Katja Mast, secondo cui «i soldi dei contribuenti non dovrebbero essere spesi per mettere ragazzi e ragazze svestite sui poster». Eppure secondo le prime rilevazioni, la campagna starebbe raggiungendo il target prefissato: convincere i giovani attenti solo all’aspetto a indossare il casco. Così la ministra della Famiglia, la socialdemocratica Franziska Giffey, ha moderato un po’ i termini postando una foto di se stessa in procinto di andare al lavoro vestita di tutto punto con il casco in testa: «Caro Andreas Scheuer: il casco si può mettere anche da vestiti!».