La Stampa, 26 marzo 2019
Topolini con la super-vista
Grazie alle nanotecnologie siamo più vicini a una vista da super-eroi e, quindi, alla possibilità di vedere anche al buio e scorgere l’invisibile.
Un team cinese, capitanato da Tian Xue dell’Università di Scienza e Tecnologia in Cina e Gang Han della University of Massachusetts Medical School a Boston, ha iniettato nanoparticelle nell’occhio di alcuni topolini e li ha resi capaci (per un periodo di 10 settimane) di vedere gli infrarossi (altrimenti invisibili), rimanendo contemporaneamente in grado di percepire la luce visibile.
Reso noto su «Cell», l’esperimento apre le porte a una serie di applicazioni sia in ambito medico sia militare, spiega Han, intervistato da «TuttoSalute»: «Un giorno proietteremo raggi infrarossi su un individuo sospetto e un cane dotato di super-vista sarà in grado di identificarlo».
Il nostro occhio - com’è noto - vede le onde elettromagnetiche solo entro un determinato intervallo di colori (vale a dire quelli dell’arcobaleno). Le onde più lunghe e più corte sono, di fatto, impercettibili. Non possiamo vedere, per esempio, i raggi infrarossi emessi da un corpo caldo. E se oggi esistono dispositivi hi-tech come le videocamere sensibili all’infrarosso, si tratta di apparecchiature non sempre precise e comunque soggette a interferenze. I topolini manipolati, invece, rappresentano un significativo passo avanti verso la possibilità di vedere al di là del visibile: le nanoparticelle iniettate nei loro occhi si «attaccano» alla retina e traducono gli infrarossi in raggi di luce verde, che sono quindi captati dalla retina dell’animale.
I topolini sono in grado di vedere gli infrarossi e la luce visibile in contemporanea: immersi in vasche-labirinto, trovano la piattaforma per uscire seguendo entrambi i segnali. «Nello studio mostriamo che le cellule retiniche (coni e bastoncelli) si legano alle nanoparticelle - rileva Xue -. Pensiamo che questa tecnologia funzioni anche nell’uomo e sia sfruttabile per soluzioni terapeutiche in chi soffre di deficit di visione dei colori, come il daltonismo».
Prossimo passo è perfezionare la tecnologia - sottolinea Han - e consideriamo la possibilità di creare farmaci attivabili con gli infrarossi per trattare malattie della retina». Una è la retinite pigmentosa: «Nanoparticelle o altre molecole fotosensibili - commenta Andrea Cusumano, oftalmologo dell’Università Tor Vergata - potrebbero riattivare i canali della visione in risposta a stimoli luminosi, anche in assenza dei fotorecettori».