La Stampa, 26 marzo 2019
Il Medioevo in punta di piedi
«Sutor, ne ultra crepidam»: «calzolaio, non più su della scarpa», recita un antico motto. «Non ti allargare, parla di ciò che sai». S’è allargata, e parecchio per fortuna, Virtus Zallot, docente di Storia dell’arte medievale e di Pedagogia e didattica dell’arte all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia, che in Con i piedi nel Medioevo. Gesti e calzature nell’arte e nell’immaginario (il Mulino) racconta di piedi e di scarpe, di ciabatte e sandali, oggetti solo apparentemente umili che conducono con naturalezza - passo dopo passo - alla storia dell’arte e alla Storia tout court, quella di Marc Bloch, Lucien Febvre e delle Annales.
«Pensare con i piedi» verrebbe da dire, sulla scia di Osvaldo Soriano. La grande arte ha raccontato le solide scarpe e le calze solate, le scarpette di pelle pregiata e le soprascarpe, gli stivali e gli zoccoli di calzolai e cordovanieri - la pelle più pregiata giungeva da Cordova - e ciabattini. I veri artisti abbassano lo sguardo con l’umiltà di chi lava i piedi agli ospiti, come Cristo agli apostoli nell’Ultima cena o Francesco e Chiara ai confratelli e consorelle, camminatori scalzi. «Nella società medievale piedi e calzature erano figure parlanti», spiega l’autrice, «caratterizzavano gruppi e personaggi, indicavano gerarchie, ruoli e interazioni, erano protagonisti di gesti ed eventi della quotidianità e del rito, nel consueto o nello straordinario».
Il lettore - tra cui forse Nanni Moretti, citato nell’introduzione di Chiara Frugoni in quanto ossessionato dalle scarpe nel film Bianca - incontrerà i piedi deformi (da caprone o palmate) del diavolo, vedrà piedi che soffrono, piedi scalzi e piedi calzati, piedi santi e piedi sacri, da riverire con lavaggi rituali. E scarpe solitarie, che segnalano tragiche assenze, come quelle dello Yad Vashem, il museo della Shoah a Gerusalemme.
E che dire dei piedi «artistici», delle calzature finite nella storia dell’arte come quelle degli artigiani ciabattini nel duomo di Piacenza o nelle vetrate della cattedrale di Chartres? Venezia, Firenze e le grandi città contavano centinaia di botteghe, i proprietari firmavano i manufatti per le chiese con iscrizioni, stemmi, formelle, dipinti e statue, dichiarando la propria devozione, affidandosi alla Vergine e ai santi protettori, pubblicizzando la propria attività.
Tra i protettori dei calzolai ci sono il ciabattino ambulante sant’Aniano, sant’Orso, i fratelli Crispino e Crispiniano. Santi oggi disoccupati, ricorda la Frugoni, visto che i protetti, categoria millenaria di straordinari artigiani, sono in via di estinzione. Sono tempi in cui si predilige l’usa e getta al paziente rattoppo e riuso.