il Fatto Quotidiano, 26 marzo 2019
Biografia di Vito Bardi
Vito Bardi, governatore della Basilicata, è nato a Potenza.
“I lucani hanno risposto presente”! È un ex generale della Finanza in pensione e quindi parla come un generale, il neo governatore della Basilicata Vito Bardi, l’uomo scelto da Silvio Berlusconi per estirpare la pianta appassita del centrosinistra nell’ex feudo dei Pittella’s. Bardi, ex vicecomandante generale delle Fiamme Gialle, residente a Napoli, due volte indagato a Napoli dal pm Henry John Woodcock e due volte archiviato, che non si è potuto auto-votare e che ancora non ha deciso se andrà a vivere in Basilicata. “Penso che mi trasferirò, ho una casa vicino a Potenza”, ha detto ai microfoni di Un giorno da Pecora. Bardi che parla “sia lucano che napoletano”, tifa Napoli e Potenza “visto che una gioca in A e l’altra in C”, e assapora Amaro Lucano sin da bambino, “me lo faceva bere mia nonna anche quando avevo 10 anni”. Fin qui il colore. Ci sarebbe un’altra capitale del Mezzogiorno che ha fatto parte prepotentemente della vita e della carriera di Bardi, ed è Bari.
Da Bari infatti si sviluppa una vecchia storia che lo collega a Berlusconi. È quella delle escort che l’imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini ingaggiava per allietare le serate dell’allora premier. Bardi – come ha ricostruito ieri Repubblica – fu tra i pochi partecipanti il 26 giugno 2009 a una riunione di coordinamento tra i pm baresi e i finanzieri che indagavano sulle cene eleganti a Palazzo Grazioli. È lì in qualità di comandante interregionale del Sud e, scrivono i magistrati di Lecce, è presente “per riprendere aspramente e con toni assai duri il colonnello del nucleo di Polizia tributaria che aveva omesso di tenerlo aggiornato sul contenuto e lo sviluppo delle indagini”. Ai pm di Lecce che gli chiedono perché voleva essere informato lui, quando la linea gerarchica prevedeva che il colonnello riferisse al comandante regionale, Bardi risponde con una serie di “non so” e “non ricordo” fino al punto di prospettare “il dubbio di non essere stato presente a quella riunione”. L’indagine leccese non riuscirà a chiarire come effettivamente andarono le cose e perché Bardi fosse così interessato a un’inchiesta che segnò l’inizio della fine del governo Berlusconi. Poco dopo Bardi diventa vicecomandante generale. Poi finisce nel mirino della Procura di Napoli.
Indagine P4. Un imprenditore, Luigi Matacena, che ha ‘scudato’ 2 milioni e mezzo di euro dalla banca Hsbc di Lugano e fa parte della ‘lista Falciani’, racconta a Woodcock di aver pagato nel 2010 un pranzo con Bardi e un altro generale della Finanza, Michele Adinolfi. Penalmente irrilevante, forse i commensali non sapevano. Poi Woodcock e l’attuale procuratore capo di Potenza Francesco Curcio il 9 marzo 2011 raccolgono un verbale di Luigi Bisignani che tira in ballo genericamente Bardi come presunta ‘fonte’ delle soffiate che avvisarono l’ex magistrato ed ex deputato di Forza Italia Alfonso Papa dell’esistenza dell’inchiesta. Il 14 marzo Bisignani è più preciso: “(Papa, ndr) mi disse che era andato anche da Bardi il quale gli aveva confermato dell’esistenza dell’indagine, ma che, tuttavia, lo aveva rassicurato dicendo che era di scarso peso”. Il generale spiegherà di aver solo fatto il suo dovere: riferì ai superiori gerarchici dell’inchiesta ma nega di essere la fonte di Papa. Gli approfondimenti investigativi gli daranno ragione.
Siamo al 2014. Mentre i carabinieri del Noe che indagano su Cpl Concordia intercettano il renziano Dario Nardella mentre discute con il generale Michele Adinolfi l’organizzazione di un pranzo tra loro due e Bardi a casa di Adinolfi, circostanza anche questa penalmente irrilevante ma che aiuta a capire la rete dei rapporti del generale nella politica e nel corpo, Woodcock indaga nuovamente Bardi per rivelazione di segreto ma in un altro fascicolo: Mendella, uno dei pupilli del generale, viene arrestato per corruzione e si fa viva l’ex moglie di un imprenditore delle farmacie che dice di sapere dell’esistenza di un esposto anonimo sui rapporti tra il marito e il colonnello Gdf: “Mendella disse al mio ex marito che era stato chiamato dal suo Comandante Generale Bardi e che a seguito di tale esposto anonimo le società di mio marito sarebbero state destinatarie di una verifica della Finanza”. Anche stavolta l’indagine su Bardi si dissolverà nel nulla. Il generale si farà intervistare dopo l’archiviazione: “Ero a fine carriera, avrei potuto avere altri incarichi, ma le occasioni sono state bruciate. I pm non mi hanno mai sentito, avrei chiarito tutto subito”. L’occasione invece è arrivata, in politica. E Bardi l’ha afferrata al volo.