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 2019  marzo 26 Martedì calendario

Io, La Malfa e la sera in cui cantammo la "Marsigliese"

Ugo La Malfa (1903-1979), ex ministro dei trasporti, è nato a Palermo.
Esattamente quarant’anni fa moriva l’uomo politico che fondò il Partito d’Azione e poi quello repubblicano. Un testimone di quella cultura laica e antifascista di cui, nel nostro Paese, abbiamo ancora bisogno Oggi ricorrono esattamente quarant’anni dalla morte di Ugo La Malfa. Non credo che risulti una stranezza ricordarne la scomparsa: La Malfa è stato uno degli uomini politici più importanti della storia dell’Italia democratica e repubblicana. Era nato a Palermo il 16 maggio del 1903 e morì a Roma il 26 marzo del ’79. Fu uno dei fondatori del Partito d’Azione e poi del Partito repubblicano nel quale il Partito d’Azione confluì. Dal 1946 fino alla morte fu ininterrottamente deputato e molte volte anche ministro. Sposò a Palermo Orsola Corrado nel 1934 ed ebbe due figli: Luisa e Giorgio. La carica politica principale che ricoprì fu quella di vicepresidente del Consiglio dal 1974 fino al 1976, tre anni prima di morire. I punti di riferimento culturale che ebbe fin da giovane furono Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini e Benedetto Croce, fu molto amico anche di Raffaele Mattioli, presidente della Banca commerciale, che gli affidò l’Ufficio studi nel 1938. Ho qui riassunto in breve i dati principali che Ugo ricoprì e che ne fanno uno dei personaggi di maggior rilievo della politica italiana e della democrazia liberale, ma debbo aggiungere che mi sono assunto l’incarico di ricordarne la scomparsa che avvenne esattamente quarant’anni fa perché la nostra amicizia ebbe, almeno per quanto mi riguarda, un’importanza inestimabile. Ci intendevamo in tutto: la storia del nostro Paese, la democrazia liberale, l’Europa unita e democratica, l’importanza della cultura, delle scuole, dei giovani. Ricordo ancora quando una sera del febbraio del 1956, nel salone di un nobile palazzo romano in via del Teatro di Pompeo, fu fondato il Partito radicale, avendo per emblema una testa di donna con in capo il berretto frigio della libertà. Il ’56 fu un anno di grandi novità sul piano internazionale: nel febbraio si tenne il XX Congresso del Pcus con il ripudio dei metodi staliniani da parte di Kruscev. Questo avrebbe alimentato speranze di una maggiore libertà all’interno del blocco comunista e noi dell’Espresso, fondato l’anno prima, insieme al gruppo del Mondo guidato da Mario Pannunzio, guardavamo con grande attenzione al Pci confidando in un suo progressivo distacco dall’Unione Sovietica. La nostra linea politica condivideva quella riassunta dal repubblicano La Malfa. Ricordo ancora le sue parole: «In un Paese che ha una storia democratica molto agitata noi rappresenteremo il centro di questa storia e la sua laicità. La cultura italiana, oltreché la politica, è stata l’esempio laico più intenso nell’Europa del Rinascimento, egualmente insidiato dal suo contrario perché anche il fascismo ha avuto in Italia il suo terreno di combattimento. Ecco qual è la nostra funzione di oggi. Riassumiamola: noi siamo la sinistra liberale e laica». Erano circa le sette della sera e a quell’ora nel salone di quel nobile palazzo romano c’era un folto gruppo di amici. Una di loro, Nina Ruffini, subito dopo l’annuncio dato dal comitato promotore del nuovo Partito radicale, salì su una sedia e con la sua voce sottile intonò la Marsigliese. Tutti ci alzammo in piedi e ci unimmo al canto. Può sembrare strano che la Marsigliese serva a sottolineare la figura di Ugo, ma a pensarci bene quello è stato sempre l’inno della democrazia laica e di sinistra di cui il Mondo prima e l’Espresso poi furono in quegli anni i giornali più rappresentativi e Ugo La Malfa la personalità politica di riferimento. Altro da aggiungere non ho. Credo comunque che La Malfa sia un personaggio da illustrare nelle scuole liceali italiane: la sua figura è formativa e quindi non può essere dimenticata.