Corriere della Sera, 26 marzo 2019
Identità linguistica, attenti al ridicolo
«Alla serata, introdotta dalla sindaca e dall’assessora, hanno preso parte due poete che dopo le letture hanno risposto alle domande delle studenti e di alcune professore...». Vi sarete accorte che la notizia di cronaca è stata modificata avvalendosi delle risorse grammaticali che permettono di rispettare l’identità sessuale. E vi sarete accorte anche che, essendo questa riflessione che state leggendo improntata alla massima correttezza politica, mi rivolgo alla platea utilizzando la forma femminile onnicomprensiva, invece dell’abituale soluzione maschile. Insisterò cercando di optare per tutte le varianti sinonimiche femminili. In Francia la declinazione femminile è stata sancita di recente dalle cosiddette (e dai cosiddetti) immortali dell’Académie. E così, «chef» prevedrà anche l’omologa forma femminile «cheffe» o «chèfe» (capa), «médecin» l’omologa «médecine» (medica), con «pompier» ci sarà «pompière» (pompiera), con «écrivain» avremo «écrivaine» (scrittrice) eccetera. Si chiama lingua inclusiva, come ha spiegato qualche settimana fa Stefano Montefiori. Utile anche per evitare di cadere in commistioni assurde come «Madame le Ministre» (Signora Ministro) o «Madame le Directeur» (Signora Direttore). Un’analoga assurdità capita anche nella nostra lingua quando, pur di evitare «la sindaca» (giudicata una forma «brutta», come «avvocata») si scrive «il sindaco è stata denunciata». Tuttavia la bellezza o la bruttezza in una lingua, purtroppo, non spetta a noi deciderle, ma alla lingua stessa cioè alla comune sensibilità linguistica, altrimenti non avremmo frasi obbrobriose tipo: «com’è la location?» o «l’hai attenzionata?». Come si può capire anche da questa nota tutta femminile, ogni posizione radicale, sulla lingua, ha conseguenze ridicole. Anche in questa ottica nessuna deliberazione o interdizione (se non fascista) può imporre o vietare l’assessora, la sindaca o la poeta (la terminazione in –essa di «poetessa» sarebbe leggermente offensiva), ma l’Accademia della Crusca esiste per distribuire avvertenze, esortazioni, consulenze (non prescrizioni). Tant’è che oggi nella sua sede fiorentina si terrà una serie di conferenze (o una convegna) su queste tematiche (e argomente) di particolare attualità (o attualitò?).