Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  marzo 26 Martedì calendario

Tutti contro Netflix, un mercato da 50 miliardi

Pensarla come una sfida frontale a Netflix non è propriamente corretto. Ma la mossa di Apple sul versante della tv on demand è di quelle che hanno tutte le carte in regola per fare da game changer. 
Contenuti originali e app che fa da hub dei servizi. È dal mix di questi due fattori che Apple, forte dei suoi 1,4 miliardi di dispositivi venduti nel mondo, può muovere la sua sfida che è al resto dei servizi on demand, ma anche, a un livello più alto, al broadcast: la tv per come abbiamo imparato a conoscerla.
Anche perché, alla base di tutto, c’è l’abitudine a una nuova modalità di consumo del prodotto video che sta crescendo, e molto velocemente. Il report annuale di PwC sui settori dei media ed entertainment – che però è di metà 2018 – segnala una crescita annua del 10,1% nei ricavi della tv on demand a livello mondiale per arrivare a 52,4 miliardi di euro nel 2022 e in cui gli Usa, con i propri 27 miliardi la farebbero da padrone. È solo uno dei report che circolano sul tema, aventi tutti un comune denominatore: il cord cutting e la diffusione di smartphone, tablet e smart tv hanno cambiato le regole del gioco. Negli Usa prima che altrove, ma l’onda è destinata a propagarsi. 
È in questo quadro che si inscrivono i movimenti che negli ultimi tempi hanno scosso il settore dalle fondamenta. Quel che è accaduto con l’acquisto di quasi tutti gli asset della 21st Century Fox da parte Disney è forse il più importante segnale di reazione del mondo dei media “storici” all’ingresso sulla scena di nuovi player globali come Netflix (139 milioni di utenti nel mondo) e Amazon (con la sua Prime Video) su tutti. Questi due operatori in virtù della loro penetrazione capillare a livello mondiale, del numero di utenti e di brand riconosciuti in ambiente Internet, acquisiscono un sempre maggior potere sulle major sfidandole anche direttamente sul loro terreno che è quello della produzione di contenuti originali.
Da qui la reazione che si sta esplicitando in due direzioni: le grandi aggregazioni (fra cui anche Comcast-Sky e At&t-Time Warner) e il lancio di servizi per competere con i nuovi player sul terreno delle piattaforme. 
L’appena concluso deal Disney-Fox aiuta a capire. Da una parte è nato un gigante con una vasta library che va dai Simpson, agli eroi Marvel a quelli di Guerre stellari a Modern Family, a studios e case di produzione. In questo quadro – e qui viene il punto chiave – la casa di Topolino sta pianificando il lancio di Disney +, servizio di videostreaming ad abbonamento, entro la fine del 2019. Per prepararsi a quel lancio ha iniziato a rimuovere i suoi film e programmi televisivi della library di Netflix. A questo va poi aggiunto che la società guidata da Bob Iger ha assorbito il 30% delle quote di Hulu, che sommate alle azioni già in possesso fa di Disney l’azionista di maggioranza della piattaforma streaming con una fetta pari al 60%. 
Qui si arriva al tema chiave delle piattaforme, dove si inserisce la mossa di Apple. Disney+ e Hulu possono diventare globali. Lo fa Disney, ma si sta preparando anche Warner, ora entrata, con le altre properties di Time Warner come HBO o Cnn, nella galassia di AT&T. Strategia lineare, ma che va a inserirsi in un contesto in cui la competizione è tiratissima e va infiammandosi sempre di più. Tornando ad Apple, il miliardo messo in campo in contenuti non è neanche paragonabile ai circa 13 miliardi di dollari che si stima saranno spesi da Netflix. Ma il gigante di Cupertino ha qualcosa che, nonostante tutto, Netflix non ha: gli 1,4 miliardi di dispositivi in tutto il mondo. La piattaforma. E se lo streaming cresce e Apple si pone come “servizio di servizi”, il nuovo concorrente (che poi nuovo non è ma con il servizio in abbonamento cambia pelle) il guanto di sfida l’avrà lanciato ben oltre Netflix.