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 2019  marzo 25 Lunedì calendario

Gli invisibili di Bergonzoni

È un invito a guardare in alto, ad ascoltare i suoni più sottili, le forme pulviscolari, che assumono gli ultimi della terra, gli invisibili. «Noi li chiamiamo così ma in realtà siamo noi a non vederli», precisa Alessandro Bergonzoni. Con Trascendi e sali, da domani in scena al Teatro Vittoria, l’artista bolognese, 60 anni, qui scrittore, performer e scenografo, assume una posizione precisa sulla scena del mondo: «È uno spettacolo in verticale. Gli spettatori vedranno solo parti di me. Quello che voglio dire a chi mi ascolta è che noi, come specie umana, siamo chiamati in questo momento del tempo a trascendere, a pensare in modo diverso» racconta Bergonzoni, che da anni ha scelto di parlare non solo attraverso il palcoscenico, ma nelle scuole, dentro gli ospedali e i musei: «Quello che ho fatto agli Uffizi o alla Pinacoteca di Brera, lo farò presto in alcuni luoghi di Roma. Mi interessa mettere a confronto le opere d’arte con l’opera d’arte uomo».
Per lui, è opera d’arte ogni gesto che vada in direzione dell’altro. Ma dal momento che «l’estetica è a fondamento dell’etica», non basta lavorare, informare, comunicare, fare bene i compiti e poi trasmettere. Ogni volta bisogna tendere al capolavoro: «L’arte non è soltanto dentro i Musei, nelle gallerie. Anche il ponte che è caduto a Genova è il frutto di una mancanza di capolavoro. Noi attori comici in particolare abbiamo il compito di capo-lavorare. Per questo io ho fatto un voto di vastità, impegnandomi a creare ponti su cui poi le persone possano salire per essere pronte a loro volta a creare altri ponti».
I TEMIIl discorso ci porta verso temi che toccano la sfera spirituale: «Non possiamo lasciare solo alle religioni l’invito alla trascendenza e alla salvazione. In Trascendi e sali invito gli spettatori ad ascoltare tutte le parti dell’uomo: l’essere bambino, l’essere animale, l’essere divino. Come ci si salva? Non crederemo davvero che sia possibile salvarsi con un clic! È necessario agire e pensare individualmente, singolarmente».
Singolarmente non vuol dire da soli. Si ha sempre bisogno di compagni di viaggio. Bergonzoni ne ha trovato uno in Riccardo Rodolfi, che firma con lui la regia dello spettacolo: «Il compagno di viaggio è colui che riesce a starti accanto. Una volta che ho finito il lavoro di scrittura, ho bisogno di un altro artista che riesca a vedere quello che io non riesco a vedere. Riccardo Rodolfi è la persona giusta, mi permette di non essere ego-riferito».
E se gli chiedi quali possono essere, idealmente, altri compagni che stanno facendo in Italia un viaggio simile al suo, Bergonzoni va a pescare alcune figure nei vari campi della letteratura, della scena teatrale, dell’impegno civile e sociale: «Don Ciotti, Gino Strada, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Giuseppe Genna, Moni Ovadia, Davide Enia, ma ce ne sarebbero molti altri, sono esseri umani che mettono a disposizione del mondo la loro vita e la loro poesia».