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 2019  marzo 25 Lunedì calendario

Goldman Sachs, addio alla cravatta obbligatoria

Goldman Sachs appende al chiodo le vecchie divise di Wall Street. Addio all’improvviso a prescrizioni di completi scuri, camicie dal collo bianco e ultra-inamidato, cravatte. Benvenuto il business casual – un «dress code flessibile in tutta l’azienda» come recita la decisione ufficiale. Per gli uomini come per le donne.
La banca d’affari americana per eccellenza ancora manteneva rigide bibbie dell’abbigliamento per i dipendenti e dirigenti, tanto da portarsi dietro la caratterizzazione di «white-shoe firm», destinata ai colossi tradizionali dell’investment banking o della professione legale che indossavano, appunto, scarpe bianche o meglio le «white buck suede oxford shoes» tipiche negli anni Cinquanta dei giovani super-ricchi di Yale e altre università d’élite. Ma adesso anche Goldman si e’ arresa alle forze della trasformazione e dei tempi che cambiano. All’avanzata di pantaloni e camicie più sportive nella Corporate America e all’avvento di una forza lavoro più giovane e spesso composta di Millennials (per il 75% ha meno di 40 anni). Alla necessita’ di adeguarsi a nuovi costumi per far concorrenza all’informalità che domina a Silicon Valley nell’attirare personale ben versato nell’hi-tech. Fino all’avanzata di clienti che sono a loro volta sempre più casual.
Un «aggiornamento necessario»Il cambio di “divisa” nella regina dell’alta finanza è stato annunciato da un memorandum diffuso tra i circa 36.000 dipendenti nell’ultima settimana e a firma direttamente del neo-neo-amministratore delegato David Solomon. Nel testo Goldman informa come l’aggiornamento è reso appunto ormai necessario dal “cambiamento in atto della natura del posto di lavoro, che favorisce in generale un ambiente più informale”. Ai dipendenti raccomanda d’ora in avanti di sforzarsi di scegliere i loro vestiti tenendo a mente l’obiettivo di “mettere a loro agio la clientela”. Con un avvertimento a non esagerare: «Naturalmente, il casual non è appropriato tutti i giorni e in ogni circostanza e confidiamo nel vostro senso di responsabilità». 
Non tutto appare però semplice, né privo di controversie nella svolta – e le preoccupazioni sono sorte tra le fasce di dipendenti meno protette. Gli uomini sono «eccitatissimi», ha assicurato un banchiere intervistato dalla rivista GQ. Nervosismo c’è al contrario per l’impatto che la svolta potrebbe avere, paradossalmente negativo, su donne e minoranze etniche, già sovente sotto-rappresentate e sotto-pagate rispetto ai colleghi maschi e bianchi a Wall Street. Il «dress code» formale era infatti diventato suo malgrado, dicono gli scettici, anche una conquista e una sorta di «armatura», per donne e minoranze, un simbolo della loro autorevolezza all’interno dell’organizzazione. Adattarsi a un nuovo codice di abbigliamento informale che non incrini questo messaggio e non si traduca quindi in ulteriore discriminazione potrebbe rivelarsi complicato.
Il (cattivo) esempio della Silicon ValleyQuello che potrebbe affermarsi è insomma un «doppio standard sartoriale», che sotto le apparenti bandiere della modernità legittimi a somme fatte nuova discriminazione e penalizzi ancora una volta proprio i più deboli. Di sicuro Silicon Valley, con tutta la sua informalità nell’immagine, non ha certo offerto esempi edificanti di cultura anti-discriminatoria. La «rivoluzione» di Goldman Sachs porta comunque a coronamento una lunga marcia nell’evoluzione del costume dentro le grandi imprese americane. Una marcia che era cominciata con Big Blue, il soprannome del colosso tech Ibm, che decenni or sono avviò l’epoca del business casual permettendo di indossare camicie blu. Negli anni Novanta diede poi la benedizione anche all’ingresso in azienda dei jeans scuri. Un esempio che ci ha messo tempo a filtrare fino alle piu’ rarefatte stanze di Wall Street. Ma quel momento, per ragioni culturali e di business, sembra oggi arrivato, quasi in modo casual.