Corriere della Sera, 25 marzo 2019
Viaggio del drone sul Po assetato
Non piove da sette settimane sull’Oltrepò pavese. Le ultime gocce sono cadute sabato 2 febbraio, e al centro nautico di Linarolo se lo ricordano tutti, neanche fosse stata una festa. E prima ancora si erano avuti solo altri due giorni effettivi di pioggia, quest’anno. 50 millimetri in tutto, contro i 300 della media dei tre mesi invernali. Ecco perché sotto il ponte della Becca, dove il Ticino confluisce nel Po, e dove un tempo le acque si gonfiavano tanto da rendere necessari continui lavori di consolidamento di piloni e argini, il livello idrometrico segna tre metri sotto lo zero. «Quando ero ragazzo tutta questa sabbia non c’era», ricorda Denis Bernuzzi, indicando le isole sabbiose che continuano ad ingrandirsi, spostando il punto di confluenza dei due fiumi più a valle.
Sulle spiagge c’è già chi prende il sole in costume, ci sono 23 gradi, è estate. I contadini hanno cominciato ad irrigare, non s’era mai visto a marzo, ma pure per la semina del mais c’è bisogno di acqua, perché è troppo asciutto. «Per navigare il Po adesso devi stare molto attento», continua Denis, «se non conosci i fondali rischi di rompere il motore, finendo contro qualche banco di sabbia. Ci sono punti in cui l’acqua è profonda 40 centimetri».
Il fiume in secca ha costretto il comandante Carlo Alberto Faravelli ad abbandonare l’ormeggio sul ponte di Spessa, per spostare la sua motonave una decina di chilometri più ad est, a Parpanese, al confine con l’Emilia. «Noi abbiamo bisogno di almeno 65 centimetri d’acqua, è quello il pescaggio di «Beatrice», non passavamo più altrimenti», racconta questo ex manovratore di chiatte, che una volta andato in pensione si è fatto costruire un’imbarcazione da turismo, battezzandola con il nome della figlia. Oggi però la «Beatrice» può navigare solo in direzione di Piacenza, perché risalendo la corrente l’acqua è troppo bassa. «Di anno in anno la situazione peggiora – osserva Faravelli – ora abbiamo lo stesso livello d’acqua della scorsa estate, ma in agosto ne avremo altri 50 centimetri in meno».
«Le precipitazioni si sono ridotte quest’inverno del 50% in tutto il bacino padano», spiega Daniele Bocchiola, professore di Idrologia del Politecnico di Milano, «a causa dell’anticiclone delle Azzorre, che estendendosi fino alle Alpi ha bloccato l’arrivo di perturbazioni dal Nord Atlantico». Ma il fenomeno viene da lontano, ed è legato al cambiamento climatico: «È dagli anni 80 che piove di meno nel Nord Italia, ma dal 2014 abbiamo un problema di siccità». E con le piogge si è dimezzata anche la portata d’acqua del Po, al punto che sul Delta comincia ad entrare l’acqua del mare, compromettendo le falde e l’intero ecosistema.