Il Messaggero, 24 marzo 2019
Intervista a Matthias Schoenaerts
Sexy Beast. Negli Stati Uniti, che hanno imparato a conoscerlo nel 2011 con Bullhead, Matthias Schoenaerts è noto con questo soprannome, il fisico bestiale. O almeno è così che viene definito negli articoli, sempre più numerosi, che ne raccontano l’ascesa: quella di una piccola star belga nota per i ruoli da duro (l’ultimo in Fratelli Nemici di David Oelhoffen, al cinema da giovedì), con cinque film in uscita quest’anno, di cui due cruciali: The Laundromat di Steven Soderbergh e Radegund, il nuovo misterioso progetto di Terrence Malick («La chiamata di Malick? Una di quelle cose che ti cambiano la vita»).
Quarant’anni appena compiuti, fisico scolpito ed erotismo animale, Schoenaerts vive ancora in Belgio ad Antwerp, nella città in cui è nato. «Preferisco restare fuori da Hollywood – dice – e a Bruxelles non ci vivrei mai. È il cuore triste di un’Europa in declino». In Fratelli Nemici, in cui interpreta un piccolo criminale nelle banlieu parigine, parla anche di questo.
Cosa ci dice Fratelli Nemici dell’Europa di oggi?
«Il microcosmo criminale del film rispecchia il disagio globale europeo. Viviamo in un mondo polarizzato, fatto di numeri e statistiche: quanti musulmani, quanti bianchi, quanti europei vivono nelle nostre città? Dobbiamo lasciar perdere i numeri e tornare umani. Non confondere il senso dell’onore con il senso di vendetta».
Si dice che abbia un caratteraccio. È vendicativo?
«Vendetta e gelosia sono emozioni umane. Vendicarsi è un atto che può avere conseguenze fatali, ma provare desiderio di vendetta è normale. Come la gelosia: è un processo neurologico, non scegli di essere geloso».
Con Kursk, il film sul sottomarino russo affondato nel 2000, ha irritato Putin.
«Nel film, che è tratto da una storia vera, sarebbe dovuto apparire anche lui. Ma gli avvocati ci hanno detto di eliminare il suo personaggio. I russi, dicevano, ci avrebbero distrutti».
Se fosse nato in una banlieu che fine avrebbe fatto?
«Forse sarei diventato come il mio personaggio in Fratelli Nemici. Preferisco credere che se non avessi smesso di giocare a calcio adesso sarei Ronaldo».
Cosa le ha permesso di fare scelte diverse?
«Lo sport. Tenermi in forma è indispensabile per la mia stabilità mentale. Se non pratico sport impazzisco. E poi dipingere, fare graffiti. Mi fa stare in pace con me stesso».
È religioso?
«Non sono cattolico, né musulmano né ortodosso. Non mi piace il modo con cui le religioni vengono usate per manipolare le masse. Viviamo su una grossa pietra immersa nel buio e circondata da galassie. Tutto è collegato. Se faccio male a te, lo faccio a me. Più che nella fede credo nella fedeltà».
Anche in amore?
«La fedeltà è fondamentale. In amicizia e in amore».
Si sente un sex symbol?
«Mi fa piacere quando me lo dicono. Ma non ci faccio affidamento. Il tempo mi trasformerà e spero che il mio pubblico mi vorrà seguire».
Compiere i quaranta l’ha preoccupata?
«I numeri non contano. Ho tanta energia, il mio corpo è al massimo della sua potenza. Mi sento bene».
Si sente arrivato?
«Sono grato per quello che ho ricevuto, ma non sono il tipo di persona che si guarda indietro. Quel che è passato è passato».
Hollywood è il futuro?
«Non faccio distinzioni geografiche nella mia carriera. Mi piace lavorare con gente creativa e il nostro ambiente si sta velocemente globalizzando».