Corriere della Sera, 24 marzo 2019
Intervista a Danilo Gallinari
Ne ha segnati 27, nella vittoria in volata dell’altra notte contro i Cavaliers. E 24, mercoledì, contro i Pacers. Altri 20 ai Brooklyn Nets, lunedì. Di nuovo 27 ai Bulls, e prima ancora 25 ai Celtics, 34 ai Thunder, 23 nel derby con i Lakers e 20 ai Knicks. Nelle ultime otto partite, Danilo Gallinari da Graffignana ha sempre superato quota 20 punti segnati. E i suoi Clippers hanno sempre vinto. Una serie di successi interrotta da una sola sconfitta, a Portland con i Blazers. E il Gallo, sarà una coincidenza, quella partita l’ha vista dalla tribuna.
È solo una questione di tempo ormai, i playoff ai Los Angeles Clippers non li toglie più nessuno. E molto del merito va al Gallo italiano, 19,2 punti di media a partita in 61 partite, 5,9 rimbalzi, 46,6% da 2 punti, 43,6% da 3, 90,2% ai liberi. Più quello che le statistiche non dicono: difesa, intensità, leadership. «Model of a comeback», «il simbolo di un ritorno», come dice la home page del sito web dei Clippers. Da grande infortunato a uomo franchigia.
Gallinari, questa è la sua stagione migliore?
«Non so se sia la migliore, certo è una delle migliori».
I numeri dicono che sta trascinando la sua squadra ai playoff.
«È vero, la cosa importante però è che le mie prestazioni siano accompagnate dalle vittorie».
Frase diplomatica, ma può anche non vergognarsi di ammettere che è soddisfatto di come sta giocando.
«Certo che lo sono. E se vinciamo mi fa piacere, significa che sto aiutando la squadra».
Sta trovando una continuità che talvolta le è mancata...
«Speriamo che continui».
A 30 anni compiuti ha trovato la maturità in campo. Se potesse, cambierebbe qualcosa nella sua carriera?
«Nulla. Non cambierei nulla. Dio ha voluto così, è andata così. Scambi di mercato, infortuni, tutto. È un percorso che mi ha portato fin qui».
È una risposta molto zen. Continua a pensare che lo yoga sia stata la molla decisiva nella sua crescita?
«Mi ha aiutato e mi aiuta».
Immaginava a inizio stagione di poter raggiungere i playoff con i Clippers?
«Sapevo che eravamo forti. Lo speravo. L’obiettivo dichiarato erano i playoff, ci è stato chiesto da subito».
Poi è arrivata la trade a metà stagione: Harris, Marjanovic e Scott ai Sixers, Shamet, Chandler e Muscala ai Clippers. Come l’avete presa?
«Non ce l’aspettavamo. Ma con i ragazzi che sono arrivati abbiamo trovato subito la chimica giusta. E il messaggio che ci ha dato la società è stato chiaro: continuate a puntare ai playoff».
Li avete raggiunti. E ora?
«Ora cerchiamo di arrivare più in alto possibile, per trovare un accoppiamento migliore. Poi vedremo».
La sorprende non trovare i Lakers ai playoff?
«Sono contento che li facciamo noi. Quello che accade dall’altra parte di Los Angeles non è una nostra preoccupazione».
Mettiamola così: la sorprende non vedere LeBron James ai playoff?
«Un po’ sì, però sapevo che avrebbe fatto fatica. Giocare a Ovest è diverso che giocare a Est. Molto diverso».
Carichi e disponibili
Con Belinelli ci sentiamo in continuazione, siamo carichi e disponibili per la convocazione azzurra
Lei in America è considerato l’esempio del bravo ragazzo italiano.
«Così dicono i social, pare, ma io non seguo i social. E non leggo i giornali».
Quindi non ha seguito neppure la polemica sul suo presunto braccino corto, le rivelazioni del cantante Pupo su cene a base di insalata...
«Mi è arrivata l’eco dall’Italia, ma come ho detto non seguo i social...».
...e non legge i giornali.
(risata) «Esatto!».
Allora le dico che i giornali italiani stanno raccontando le sue imprese e quelle di Belinelli: per la seconda volta l’Italia avrà due giocatori nei playoff Nba.
«Sono davvero contento di questa cosa. Insieme possiamo rendere orgogliosi i tifosi italiani».
Significa che la Nazionale italiana potrà fare bene ai prossimi Mondiali in Cina?
«Lo spero tanto».
Lei ci sarà?
«Ovviamente spero di sì».
Ne ha parlato con Belinelli?
«Ci confrontiamo in continuazione sulla Nazionale. Siamo convinti e carichi per esserci».
Alla fine verrete convocati?
«Io sono a disposizione. Anzi, parlo anche per Marco: noi siamo disponibili. E io non ho mai giocato un Mondiale: non vedo l’ora di farlo».
Che cosa può fare l’Italia?
«Può arrivare fino in fondo. È arrivato il momento di fare qualcosa di speciale. Siamo maturi, siamo un gruppo che non deve più porsi dei limiti».
Anche con la Serbia nello stesso girone?
«Eh, se la Serbia porta tutti, è la squadra più forte che c’è».
E se gli Stati Uniti dovessero convocare LeBron James?
«Io e Belinelli l’abbiamo già battuto...».