Corriere della Sera, 24 marzo 2019
Educazione sessuale per rifugiati
Il nome ufficiale del corso è «Insieme per il rispetto e la sicurezza». La società norvegese Hero, specializzata nella gestione di centri per i rifugiati, l’offre a uomini e donne nelle quattro strutture del Land di Berlino che ha in appalto. In realtà si parla di autodeterminazione e stupro, amore, sessualità e matrimoni combinati. Educazione sessuale, insomma. La frequenza è volontaria.
Non è una iniziativa nuova in Germania. Forte dell’esperienza in Norvegia, dove aveva iniziato a organizzarli sin dal 2009, Hero offre i corsi in Germania da almeno tre anni, risposta pragmatica e concreta all’emozione provocata dai fatti della notte di Capodanno del 2015 a Colonia, quando decine di donne tedesche furono aggredite, molestate e in numerosi casi violentate da gruppi di giovani rifugiati mediorientali e africani.
Nuovo è il fatto che per la prima volta se ne discuta a livello federale, anche di fronte all’aumento dei delitti a sfondo sessuale, sia a opera di profughi e richiedenti asilo sia a opera di maschi tedeschi. Anche se il problema riguarda gli uomini nel loro complesso, non c’è dubbio infatti, spiega Jürgen Voß, docente di Scienza della sessualità a Merseburg, «che i nuovi immigrati, cresciuti in società patriarcali, abbiano bisogno di un’educazione specifica, altrimenti come faranno a sapere cosa in Germania è considerato abuso sessuale?».
Così, il commissario federale per l’integrazione e i profughi, Annette Widmann-Mauz, chiede che il modello Hero, che presto verrà esteso a tutti i centri di Berlino, venga introdotto anche negli altri Land della Germania. Nella struttura federale tedesca, la gestione dei rifugiati, assimilata alla formazione, è affidata infatti ai singoli Stati. Voß è del tutto convinto che una «efficace educazione sessuale possa ridurre abusi e violenze da parte dei rifugiati: ognuno deve sapere quando si supera un limite». Probabilmente faremmo meglio a prenderne nota anche in Italia.