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 2019  marzo 24 Domenica calendario

La solita Uefa di babbioni

Nella Finlandia di ieri sera a Udine mancava un titolare: Riku Riski, attaccante dell’Hjk Helsinki, 29 anni, 28 presenze in Nazionale. Ha giocato in Polonia, Svezia e Scozia. La sua assenza non è avvolta dal mistero, anzi. Si conoscono dal 7 gennaio i motivi per cui Riski non è stato convocato e, probabilmente, non lo sarà più. Quel giorno Riski era tra i convocati per una trasferta in Qatar, dove la Finlandia avrebbe affrontato la Svezia e l’Estonia. «Preferisco di no», disse al ct Kanerva, «preferisco stare a casa per protesta contro un Paese in cui non sono rispettati i diritti dei lavoratori che stanno costruendo gli stadi per il mondiale del 2022». «Sai che ci saranno conseguenze?» disse Kanerva. «Sì».
L’esclusione. Ma Riski non ha rimpianti: «Il direttore generale e il coach hanno capito, ma avevano un’opinione diversa dalla mia. La mia decisione è motivata da ragioni etiche e da valori che per me vengono prima di ogni cosa e che voglio mantenere saldi». L’Hjk gli ha rinnovato il contratto per altri tre anni. Voto a Riski 8. Fonte: Corsera. Voto all’Uefa 0,5. Nessuna sorpresa, conoscendo le usanze di quei babbioni.
Huevos-bis di CR7 e stesso buffetto che per Simeone: 20mila euro di multa. Con quel che guadagna CR7, ma anche Simeone, un’inezia. Alla faccia del suo aspetto da capopopolo dei poveri campesinos, il Cholo incassa come un latifondista, ma questo c’entra relativamente, anzi c’entra pochissimo. È che sono stanco di sentir parlare di carenze culturali nel calcio e di vedere che tutto si aggiusta coi quattrini. Mi piacerebbe sapere dall’Uefa, visto l’andazzo mollaccione, quanto si rischia alzando il dito medio o sputando sui perdenti. Un professionista è pagato anche per tenere la testa a posto ed evitare comportamenti offensivi, siano essi diretti ai propri tifosi o a quelli avversari. Se non ne è capace, una bella squalifica arrivi a colpire lui e anche il suo club, quale che sia, perché alle carenze culturali non è estraneo. Il calcio non si chiama fuori da una corsa al peggio.
In Italia, le ultime sentenze su stupri e femminicidi riportano molto indietro le lancette e avvisano che il clima è cambiato. Il 3 ottobre 2007 Marianna Manduca, 32 anni, è uccisa a coltellate dal marito, vicino a Catania. Contro di lui aveva presentato invano dodici denunce. Dopo dieci anni i magistrati decidono che la procura di Caltagirone si comportò con “negligenza inescusabile, non adottando misure per neutralizzare l’uomo”. Altri due anni, dietrofront: i tre figli di Marianna, adottati da un suo cugino, sono chiamati a restituire l’indennizzo (circa trecentomila euro).
Aggiungiamo una nota di Palazzo Chigi, firmata Gentiloni, 2 agosto 2017, che s’impegnava a chiedere all’avvocatura dello Stato di valutare ogni possibile soluzione, dalla definizione consensuale alla rinuncia a qualsiasi azione giudiziaria. Unica morale, oggi: le vittime hanno sempre torto.
Nel calcio, lì si torna, accadono cose che sembrano appartenere a un racconto di Osvaldo Soriano (ricordate El Sucio?). Ma anche a Buenos Aires, ritorno di Milan-Estudiantes, milanisti irrorati da caffè bollente passando sotto la tribuna, presi a pallonate dagli argentini nel riscaldamento, si fa per dire, e poi sistematicamente picchiati in ogni zona del campo. Due giocatori argentini furono radiati su richiesta del presidente della repubblica. E Rocco nel finale urlava a Gino Maldera: «Staghe vizìn, sempio». «Non posso, mister, mi punge». L’argentino da marcare stretto era armato di spine di cactus. Si può fare peggio? Certamente. Terza divisione turca, in questo mese. Partita tra Amedspor e Sakaryaspor. Mansur Calar, 33 anni, centrocampista dell’Amedspor, non incide sul risultato ma sulla pelle degli avversari. Prima del calcio d’inizio con una lametta ne ferisce alcuni. L’arbitro lo espelle, la federcalcio lo squalifica a vita, più una multa di quattromila euro.
Altrove, se non c’è squalifica c’è internamento per rieducazione, durato un anno. È accaduto a Erfan Hezim, giovane attaccante del Suning (la squadra di Zhang, proprietario dell’Inter). Sparito dopo una tournée in Spagna e Dubai nel febbraio 2018, liberato a fine febbraio 2019. Erfan appartiene alla minoranza uigura e musulmana. Le regole contro l’estremismo religioso decretano l’internamento per gli uiguri che vadano in Paesi islamici, come Dubai. Erfan ci era andato per giocare a pallone, non per indottrinarsi. L’ottusità burocratica ha fatto il resto. A proposito di Cina, miglior titolo della settimana (voto 8) venerdì sulla prima pagina di Repubblica: “Signor Xi”. Frase (di Dario Vergassola, sul Venerdì di Repubblica): “Questo periodo sarà ricordato come un periodo da dimenticare”. Se possono sembrare citazioni scodinzolanti, dirò che ho le spalle coperte da molti voti bassi a Rep. In passato. Infine, notando nel buio un occhieggiar di poesia, questa rubrica decide di seminarne ogni tanto qualche coriandolo, così come sul tavolo si pone un fiore in un bicchiere. Niente di integrale (al massimo, solo Ungaretti). Pezzettini. “La curva dei tuoi occhi fa il giro del mio cuore” (Paul Eluard). “Dovevamo saperlo che l’amore/ brucia la vita e fa volare il tempo” (Vincenzo Cardarelli).