il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2019
Elogio di Ornella Vanoni
Si invecchia in tanti modi e quale sia il migliore non si è mai capito. C’è chi si oppone stoicamente al tempo che passa e si rompe il femore lanciandosi col parapendio. C’è chi asseconda le pieghe e gli acciacchi e mette su lo sguardo fatalista dell’accettazione. C’è chi si incazza perché questa cosa di invecchiare è una vigliaccata della biologia e diventa il vicino che fruga nell’immondizia per scovare il condomino che butta la carta nella plastica. C’è chi si isola e trova il suo tempo, chi gira il mondo perché c’è poco tempo, chi compra il passeggino per cani, chi fa il genitore coi nipotini, chi prende il viagra dalla scatola o l’ostia dal prete per la prima volta. Poi, in una bolla sospesa, isolata dalle cose terrene, c’è Ornella Vanoni. Lei.
La donna dai tanti talenti che con un colpo di coda inatteso, alla rispettabile età di 84 anni, afferra l’ultimo dei talenti rimasti, quello più raro e inespugnabile, e lo fa suo. Ornella Vanoni s’è presa il talento di invecchiare bene. E non ci avrei scommesso un euro, qualche anno fa, quando l’ho vista per la prima volta stravolta dalla chirurgia, con i suoi spigoli arrotondati, i suoi incavi riempiti, con la sua unicità piegata a quello standard estetico di chi fa la guerra al tempo. Pensavo che Ornella fosse destinata a diventare l’ombra malinconica di se stessa come certe dive aggrappate ai loro fotogrammi di 50 anni fa. Come la Loren e le sue scollature, la Lollobrigida e le sue cofane. Come la Bertè e le sue minigonne e i suoi capricci. O che si sarebbe riciclata come la Zanicchi, nel ruolo della vaiassa naïf in qualche salotto tv, che ora è così di moda.
Oppure – ho pensato – tra un po’ si eclisserà come Mina. “Mina non farti più vedere mi raccomando, rimani lì a Lugano, rimani il mito, la Madonna pellegrina che sei, rintanata nel tuo castello per sempre giovane e magra, almeno nei nostri ricordi!”, disse una volta proprio la Zanicchi in tv, facendo un appello alla tigre di Cremona. Perché invecchiare dopo che sei stata Mina, dopo che sei stata Patty Pravo, dopo che sei stata Ornella Vanoni è mica un lavoro facile. E invece non avevo capito niente. Ornella stava prendendo le misure. Stava sbagliando, stava procedendo a tentoni, stava andando a tentativi. Il bisturi era il passaggio della paura. Poi è arrivato il coraggio. E Ornella Vanoni è diventata quella che è oggi, nella fase più genuina, anticonformista e scanzonata della sua carriera. Ornella, tanto per cominciare, non si è riciclata come altre. Si è scoperta. Lei che ha vissuto per decenni nelle vesti sofisticate della cantante ricercata, dell’ex compagna e musa di Strehler, della donna spigolosa, sensuale e austera, della donna dai travagli amorosi con i cantautori schivi alla Paoli e dalle rivalità feroci con le colleghe, si è spogliata di tutto per diventare improvvisamente simpatica. “Hai un gran talento ma non i nervi per fare questo mestiere” le disse molto tempo fa Strehler, alludendo al suo noto terrore di stare sul palco. La Vanoni ha sempre detto che il maestro aveva ragione, che per lei l’ansia da prestazione è sempre stata un inferno.
Ecco, oggi a 84 anni Ornella sale sul palco e capisci che quell’ansia è passata. Che l’ha curata con la leggerezza e l’autoironia di chi invecchia divertendosi come i bambini, abolendo i filtri, parlando ad alta voce alle cerimonie, fregandosene dei cliché. Fingendosi rimbambita quando serve al gioco, ma tornando lucida un attimo dopo. A Sanremo, per dire, il suo siparietto con la Raffaele è stata la gag più riuscita di tutte le puntate e forse era la meno scritta. Ornella che rimprovera la sua imitatrice di dipingerla come una vecchia rimbambita sessuomane ed esclama quel “porca puttana!” che fa appassire i fiori del teatro e di tutte le serre di Sanremo, rimarrà nella storia della kermesse più della vittoria dei Jalisse. O della farfallina di Belen. Ornella che ironizza sulla sua presenza a titolo gratuito e prima di andarsene si rivolge alla Rai coi dirigenti incravattati in prima fila esclamando: “Questa volta sono venuta aggratis, ma che non diventi l’abitudine eh!” o che si presenta su quel palco col vestito dell’anno prima “Visto che dici che so’ rincoglionita!” rimarrà uno spasso indimenticabile. Per non parlare del siparietto da Fazio con Patty Pravo. “Da quanto siete amiche?”, chiede il conduttore. “Da mai!”, risponde lei sbracata sulla sedia come se non fosse in tv ma davanti alla tv, sul divano, con la tisana e il barboncino sul grembo. E perfino il carisma della Pravo soccombe di fronte alla furia divertita della Vanoni che riesce ad inanellare una battuta dopo l’altra: “Fazio io sono qui ma non ho niente da presentare, se vuoi ti racconto una barzelletta!”. “La Raffaele mi dipinge come una che la dà via come un frisbee”, oppure, rivolta alla Pravo che raccontava di sue avventure in cammello: “Lei è un po’ surreale, ama infiocchettare la realtà perché la realtà è banale, del resto non si fa selfie in questi viaggi, quindi non ci sono prove!”.
Infine, quando Fazio la invita a cantare perché “Ti ho vista da Amadeus e so che dopo le dieci di sera ti viene sonno”, lei replica “Non avevo sonno, lì mi stavo annoiando”. Perché sì, tra le altre cose la Vanoni, quest’anno, si è addormentata durante una puntata di Ora o mai più, una versione geriatrica di Amici dove cantanti il cui successo è ormai lontano si sfidano tra di loro. Lei era la maestra di Paolo Vallesi, uno a cui “La forza della vita” per star dietro all’imprevedibilità della Vanoni è servita tutta, ma che alla fine ha pure vinto.
Inutile dire che la protagonista assoluta dello show è stata Ornella con i suoi cazziatoni al capro espiatorio di turno (Toto Cutugno), con le sue gag con il tablet, con le sue dichiarazioni senza fronzoli tipo quella riservata al povero Amedeo Minghi al quale serviva un’Ornella Vanoni per conoscere finalmente la verità dopo 30 anni: “Ma che è ‘sto trottolino amoroso? Trottolino è una canzone per bambini, quale donna vuole un trottolino amoroso?”. Non che l’amore per la verità, talvolta pecoreccia, a dire il vero le sia mai mancato. “Ho rifiutato Grande grande grande ai tempi nonostante mia madre mi dicesse di cantarla. Io le rispondevo ‘dai avanti, si capisce a cosa allude’ e alla fine se l’è presa Mina” o “Quando Gino Paoli mi vide per la prima volta gli dissero che ero la cantante della mala, portavo sfiga ed ero lesbica”, ha detto. E ne continua a dire tante, mai banale, senza autocelebrarsi per quello che è stata ma raccontandosi per quello che è oggi. E cioè un capolavoro di ironia, di eccentricità e di senso dello spettacolo mescolati alla stravagante intemperanza da gattara chic, che ha imparato a prendersi il meglio dalla vecchiaia.
“Sono stata depressa più volte e mi sono curata con le medicine. Sì, ho fatto anche la psicanalisi, ma la psicanalisi è un bellissimo viaggio intellettuale, la verità è che io sono stata meglio quando ho imparato a essere meno importante per me stessa”. Ecco. La Vanoni ha smesso di fare ombra a Ornella. E questa Ornella illuminata di humor e intelligenza è uno splendore. Senza fine.