Il Messaggero, 24 marzo 2019
Virginia Raggi vuole schedare i giornalisti?
Le agenzie di stampa che forniscono servizi a Roma Capitale devono spiegare se i loro dipendenti hanno parenti, anche di quarto grado, all’interno dell’amministrazione comunale. Tenendo contro che Roma Capitale ha, complessivamente, 23mila dipendenti, per la legge dei grandi numeri sono alte le possibilità che tra i giornalisti delle agenzie, ma anche tra chi lavora negli uffici, vi sia qualcuno che abbia almeno un cugino all’anagrafe o uno zio vigile urbano. Da Roma Capitale replicano che è una tempesta in un bicchiere d’acqua, che si sta applicando semplicemente il piano anticorruzione (in questi giorni, per la verità, non si è rivelato molto efficace), che sarà sufficiente un’auto certificazione e comunque non riguarderà tutti i dipendenti delle agenzie, ma solo coloro che hanno un ruolo nella sigla del contratto con il Campidoglio. Ma la lettera inviata da Roma Capitale alle agenzie di stampa, in cui si chiede di segnalare appunto se i loro dipendenti hanno un parente che lavora in Comune, ha già scatenato accese polemiche. In molti, dai partiti di opposizione, attaccano: la sindaca Virginia Raggi vuole schedare i giornalisti.
TRASPARENZA
Andiamo per ordine. L’assemblea capitolina ha dei contratti di fornitura con quattro agenzie di stampa. È stata indetta una gara europea per questo servizio, che ancora però non si è conclusa e per questo è stato prorogato per tre mesi il vecchio contratto. Ed è stata inviata la contestata lettera che richiama il «Piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza» 2019-2020-2021. Chiede la verifica di «possibili situazioni in qualche modo ostative al prosieguo dell’iter».
Da Roma Capitale precisano che comunque sarà sufficiente una sorta di autocertificazione: «In merito alla richiesta rivolta alle agenzie di stampa dell’organigramma aggiornato di tutti i dipendenti, nonché dei relativi parenti e affini entro il secondo-quarto grado, precisiamo che potrà essere accettata un’autodichiarazione circa il fatto che non sono intervenuti mutamenti nelle condizioni soggettive rispetto al precedente affidamento». Detta così, però, sembra che tutti i dipendenti delle agenzie di stampa, dai giornalisti a chi fa le pulizie, debbano, anche in forma di autodichiarazione, assicurare di non avere un solo familiare tra i 23 mila che lavorano in Roma Capitale. Poi, però, dall’ufficio stampa fanno sapere che in realtà il riferimento è solo a chi, all’interno dell’agenzia di stampa, abbia un ruolo attivo nella gestione del contratto. In sintesi: non si tratta di ottenere informazioni su tutti coloro che sono in organico nelle agende di stampa, giornalisti compresi, ma solo di chi si rapporta con Roma Capitale per ottenere l’incarico. Questa rassicurazione però non ha convinto molti esponenti dei partiti di opposizione che ieri hanno attaccato la richiesta di Roma Capitale.