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 2019  marzo 24 Domenica calendario

Sodalizio. De Crescenzo e Siani firmano per Mondadori una dichiarazione d’amore alla loro città

Luciano De Crescenzo, scrittore, è nato a Napoli.

Alessandro Siani, attore, è nato a Napoli.

«Per me la napolitudine è un tipo di nostalgia inspiegabile, perché a me Napoli manca sempre, persino quando sono lì!» dice uno. L’altro risponde: «L’essere napoletani non deriva soltanto dall’essere nati a Napoli, è uno stato emotivo viscerale, una forza che ci spinge ad andare avanti nonostante le difficoltà».
L’uno e l’altro sono partenopei doc, nell’ordine Luciano De Crescenzo (classe 1928) e Alessandro Siani (1975), entrambi innamorati di Napoli e – per dirla con Platone – dell’idea di Napoli: e tutto si può chiedere agli innamorati meno che di essere equilibrati quando parlano della loro amata.
Insieme i due firmano Napolitudine (Mondadori) un libro, spontaneo e leggero, che si legge d’un fiato lasciando affiorare un sorriso. La premessa del volume sta in una telefonata di Siani a De Crescenzo per metterlo al corrente dell’intenzione (poi diventata realtà) di portare in teatro Così parlò Bellavista.
«Uggesù che bella idea!» il commento. I due si danno appuntamento a Roma e il libro è la cronaca romanzata di quell’incontro mentre, seduti al bar, si scambiano opinioni su arte, vita e carriera, e, ça va sans dire, su Napoli.
Bellavista è il primo libro di De Crescenzo; uscito nel 1977, è stato un bestseller diventato poi anche un film (diretto e interpretato dallo stesso De Crescenzo) e ha fatto da battistrada a una carriera formidabile. Gli oltre quaranta libri pubblicati, tradotti in ventuno lingue fanno di De Crescenzo uno degli autori italiani più internazionali.
Fino ad allora aveva lavorato alla Ibm come ingegnere elettronico. «Cosa ti ha spinto a cambiare vita?» Gli chiede Siani. «Nessuno». La risposta è un aneddoto e una lezione: tornato al lavoro dopo una settimana di malattia De Crescenzo chiede alla segretaria chi lo abbia cercato; la risposta è: nessuno. Racconta: «Ecco, fu in quel momento che decisi di dare le dimissioni».
Bellavista è una storia che gioca sulle differenze tra Nord e Sud, tra Napoli e Milano, come il film campione d’incassi di Siani, Benvenuti al Sud, uscito nel 2010, che racconta di un lombardo in Meridione. «Oggi non sarebbe più attuale un film su Nord e Sud», scrive Siani; conta più «la diffidenza verso gli immigrati».
Nel libro: i due al tavolino del bar vengono riconosciuti – e avvicinati per un selfie – da una scolaresca partenopea in gita nella Capitale; è il pretesto perfetto per allargare il discorso al presente, ai social network, ai giovani.
Il novantenne De Crescenzo ha la curiosità di un ragazzino («Di preciso a cosa serve questo Instagram?») e viene ricambiato dai ragazzini con la stessa moneta: anche i più scalmanati rimangono a bocca aperta mentre racconta di come sarebbe andata a finire la storia del minotauro se Teseo avesse avuto Facebook oppure di che cosa ha in comune Thanos, personaggio Marvel, con il mitico Crono e i suoi fratelli. Siani in preda a un delirio amoroso per la sua città ironizza su come «Napoli è forse l’unica speranza che ci è rimasta per sfuggire al potere dei social network».
L’uno e l’altro filosofeggiano su cosa sia la felicità e dove stia l’essenza dell’uomo: nello «scambiare esperienze ed emozioni con gli altri», non nello stare tutto il giorno davanti a un video, «si tratti di un televisore o un computer».
All’occorrenza chiamano in causa altri concittadini come il commediografo Michele Galdieri (1902-1965), che parlava della smania ’e turnà come quel particolare sentimento che lega chi, nato a Napoli, è stato costretto a lasciarla, e Eduardo Di Capua (1865-1917), musicista che compose la melodia di ’O sole mio ispirato da un’alba a Odessa, sul Mare Nero. «È come se Napoli lo avesse seguito fin lì – chiosa De Crescenzo —, portando con sé le emozioni che la rendono unica».