Corriere della Sera, 23 marzo 2019
Il boom del fondo che investe sulle aziende litigiose
Con un valore di mercato di cinque miliardi di dollari, è il titolo che sull’Aim di Londra dedicato alle piccole aziende, ha aumentato il suo valore del 1.500% in cinque anni. Perché il successo di Burford Capital si basa su quanto di più comune e diffuso ci sia al mondo: il litigio, la causa o se vogliamo dirla all’inglese, il «third party funding». Ossia il business del contenzioso.
Si tratta di un settore di investimento anticiclico e talmente dinamico che Burford Capital pare abbia trovato la formula delle uova d’oro: sostengo economicamente chi non ha le risorse finanziarie per avviare una causa onerosa ma con buone possibilità di vittoria. E se vinco la causa però, tengo una parte del risarcimento. Il soggetto finanziatore condivide con la parte in causa il rischio associato al contenzioso, ma non interviene nella strategia legale che viene gestita completamente dallo studio legale. «Burford è il leader indiscusso del settore – ha spiegato a Bloomberg Julian Cane, direttore UK equity presso BMO Global Asset Management —. Una delle competenze chiave del team di Burford è la capacità di valutare quali casi legali vale la pena perseguire. È altamente selettivo nel numero di cause legali che finanzia ed è questo che ha generato rendimenti molto elevati».
A dicembre Burford ha annunciato di aver ricevuto finanziamenti, tra gli altri, da un fondo sovrano per 1,6 miliardi di dollari. E ha chiuso il 2018 con profitti in crescita del 23% a 354 milioni di dollari. Si potrebbe quasi parlare di manager dalle cause vinte: nel 2010 la law firm Simpson Thacher & Bartlett ha per esempio ottenuto un verdetto di oltre 110 milioni di dollari a favore di una società specializzata nel settore immobiliare. Burford, che aveva investito in questo caso «appena» 5 milioni di dollari, è passata all’incasso mettendo in tasca il 40% della cifra assegnata dal giudice ossia 44 milioni di dollari. Ovviamente Burford non è l’unico player in questo mercato che in Italia ha poche possibilità di sbocco per i tempi tutt’altro che british: 400 giorni in media per chiudere cause civili, commerciali e amministrative in primo grado, ha spiegato un report della Commissione europea. E se ti capita il Tar, i giorni diventano mille.