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 2019  marzo 23 Sabato calendario

Il Lipstick Index

Non c’è solo la lunghezza della gonna per misurare l’andamento del ciclo economico, come proposto da Desmond Morris; da qualche tempo esiste anche “Lipstick Index”. Il nome l’ha coniato Leonard Luder, capo della azienda di cosmetici Estée Lauder. Nel 2001 durante la crisi economica notò che le vendite dei rossetti erano aumentate dell’11 per cento. Un controsenso? No, dal momento che già Winston Churchill nel corso della Seconda guerra mondiale aveva decretato il razionamento dei cosmetici eccezion fatta per il rossetto; ai suoi collaboratori aveva detto che un tocco di rossetto sulle labbra delle donne serviva a tener su di morale il Paese.
L’Economist ha realizzato un grafico che connette vendite di cosmetici e andamento dell’inflazione. Si dimostra che le vendite dei cosmetici sono alte durante i periodi di espansione economica, ma non diminuiscono affatto quando le economie nazionali entrano in recessione, in particolare in Europa e in Usa. A rigore dovrebbe essere il contrario, dato che si tratta di un bene voluttuario. In realtà l’aspetto estetico delle persone è diventato fondamentale per più di un motivo, tra cui la competizione economica e la carriera. Agnese Ferrara due anni fa ha realizzato un volume L’Italia allo specchio, edito dall’Ansa, in cui ha analizzato il consumo dei cosmetici in Italia in rapporto alle vicende economiche, sociali e politiche. Il consumo dei cosmetici non è mai calato da noi nei periodi di crisi. Nel 1968, nel pieno della contestazione studentesca e dell’autunno caldo, si spendono, al calcolo attuale, un milione e mezzo di euro per i rossetti. Cinque anni dopo il mercato dei cosmetici raggiunge i 56 milioni di euro. La pubblicità dei cosmetici sta crescendo, e con l’avvio delle televisioni commerciali ha un nuovo impulso. Nel 1976 si calcola una spesa di quasi tre milioni di euro in rossetti. Gli anni Ottanta vedono crescere ancora la vendita e “Lipstick Index” segna un indice in netta salita: 700 milioni di euro totali. Alla prova delle ricorrenti piccole e grandi crisi del periodo, la vendita di rossetti e smalti non cala, anzi cresce. Agnese Ferrara nota che nel 1988, in un momento di recessione, calano le vendite di dentifrici, shampoo, creme e profumi, ma non del rossetto. Nel settembre del 2008 fallisce la Lehman Brothers e, dopo una breve stasi, i rossetti continuano a vendersi. Nel corso degli anni Duemila rossetti e matite per le labbra superano brillantemente le varie discese degli indici economici con incrementi tra il 5 e il 4 per cento. Tuttavia nel 2010 oggi è la nail art ad aver preso il posto del rossetto. Labbra o unghie, come aveva notato Roland Barthes, “il corpo è sempre in una posizione di spettacolo davanti all’altro o anche davanti a se stesso”. La stessa pubblicità ci presenta soprattutto dei corpi gloriosi. Lo spettacolo non chiude mai: aperto più che alle Folies Bergère.