la Repubblica, 23 marzo 2019
I guardiani della porta accanto
L’anziana signora che a Rimini tre volte al giorno porta a passeggio il suo cagnolino vanta il più alto numero di segnalazioni” vincenti”. Non sembra una presenza pericolosa per ladri, truffatori o rapinatori, ma i suoi sono occhi preziosi sul territorio. Come quelli degli appartenenti alle oltre 61.000 famiglie che in tutta Italia hanno deciso di scendere in campo in prima persona per la sicurezza dei loro quartieri che, a dispetto dell’aumento di forze dell’ordine tanto strombazzato da Salvini, sono bersagliati ogni giorno dalla microciminalità. Se non fosse stato per la prontezza di questi occhi particolari, ad esempio, Alberto Dereani, ex capo della polizia municipale di Vedano Olona, in provincia di Varese, poco più di un mese fa avrebbe detto addio alla sua bicicletta da corsa. Ma il ladro che aveva saltato il cancello di casa sua è stato adocchiato in tempo reale e la segnalazione prima al 112 e poi sulla chat dedicata è stata così tempestiva che i carabinieri hanno fatto in tempo a beccarlo con la bici e arrestarlo.
Accade tutti i giorni in tutta Italia. È la sicurezza partecipata, diventata ormai un fenomeno sociale. A garantirla sono i gruppi di controllo del vicinato e sono una potenza. Una vera e propria rete, attiva in 445 Comuni d’Italia ( la maggior parte al Nord e al centro, pochissimi al Sud) che “lavora” in perfetta intesa con la polizia municipale, le forze dell’ordine e le amministrazioni comunali, come prevedono i protocolli di legalità stipulati con le prefetture. Oggi si ritroveranno tutti a Montegrotto Terme, in provincia di Padova, per il loro congresso nazionale. Sono madri, padri, figli, nonni, nipoti, non a caso il loro simbolo, rappresentato nel cartello stradale giallo e verde che segnala la presenza in zona di uno di questi gruppi, è quello di una famiglia numerosa che si tiene per mano. E, per quanto innocui possano sembrare, stanno cominciando a diventare l’incubo di ladri, spacciatori e truffatori.
Cosa fanno? Guardano con occhio vigile, colgono movimenti sospetti, segnalano prima al 112 e al 113 e poi sui gruppi whatsapp, sulle pagine facebook dedicate e sui social, scattano foto e registrano video che poi consegnano alle forze dell’ordine, tengono collegati gli anziani della loro zona con sms.” Attenzione, Ferrara e provincia: Chevrolet spark bianca, lampeggiano, usano le quattro frecce per fermarvi e vi sorpassano fingendosi agenti in borghese ma pronti a derubarvi. Occhi aperti, fatto successo nei pressi di Migliarino”. L’alert lanciato sulla pagina facebook di Ravenna Sos sicurezza raggiunge in un batter d’occhio migliaia di persone: 6.000 followers e 130.000 visitatori.
La Romagna è la roccaforte e la punta più avanzata di questa sicurezza partecipata. È a Ravenna con i suoi 16 gruppi e 5000 aderenti che i gruppi di controllo del vicinato hanno fatto il grande salto di qualità con l’avvio di una piattaforma informatica messa a disposizione dall’amministrazione comunale sulla quale confluiscono direttamente e in tempo reale tutte le segnalazioni, le foto e i video che fino ad ora hanno seguito le strade più lente dei gruppi whatsapp e dei social network.” Non siamo ronde e non ci identifichiamo attraverso alcuna forza politica, colore, razza o religione” è la premessa di Barbara Aprile, amministratrice della pagina facebook di Ravenna Sos chat. Che, a scanso di equivoci in tempi di rigurgito sovranista e di caccia allo straniero, stila le regole ferree a cui i gruppi devono attenersi nella comunicazione online. Chi lancia le segnalazioni deve essere maggiorenne, rendersi riconoscibile e assumersi la responsabilità di quello che afferma.” Saranno accettate solo notizie inerenti a furti, truffe, estorsioni, danneggiamenti e a tutti gli argomenti riconducibili al tema della sicurezza e utili al bene della comunità. Niente minacce, incitamento alla violenza o all’odio razziale, manifestazioni di carattere politico, sproloqui e polemiche sterili. Niente offese”.
Il modus operandi è semplice. Chiunque noti qualcuno o qualcosa che desti allarme prima chiama il 112 o il 113 e subito dopo comunica in chat, dando modo a tutti gli altri utenti collegati di recepire l’allarme e di contribuire alle ricerche. Mai è previsto l’intervento diretto. E nessuno gira armato.