Libero, 23 marzo 2019
Elogio di Alfano, rinato senza politica
Il nostro pensiero sinceramente augurale va a Silvio Berlusconi. L’uomo sta muovendo i primi dolorosi passi con il cerotto sull’inguine, appena felicemente operato per un’ernia. Si è rialzato pure da questo malanno. Hanno cercato di fermarlo addirittura gettandogli tra i piedi il cadavere di una povera ragazza. Niente da fare. Il Fenomeno di Arcore già si protende verso le elezioni europee, e ha dato disposizioni di organizzargli una galoppata su e giù per l’Italia capace di stroncare Furia il cavallo del West. Non ci meraviglia: ha tutti i vizi, meno la prudenza. Al Cavaliere manca solo di restare fulminato con il phon mentre si asciuga l’asfalto sul cranio, poi avrebbe esaurito il catalogo Amazon degli accidenti. Del resto, a quasi 83 anni uno non cambia la sua natura: tirerà diritto, incurante dei segnali astrali. Ma si attrezzi, sotto il solito cielo nero che l’infinità dei suoi nemici di ogni ordine e grado gli prepara, e si doti di un luogotenente, possibilmente non un tappetino, che gli funga da salvagente, parafulmine, antivirus. Persino amico, anche se da quelle parti la parola è falsa come Giuda. Gli scrivo un nome sul pizzino, come auspicio di una serena vecchiaia almeno in politica, ma anche in molteplici faccende su cui non mi attardo: Angelino Alfano. Sono consapevole che, provenendo dal sottoscritto, di primo acchito riterrà il consiglio radioattivo al polonio. Siccome però Berlusconi di norma fa prevalere la ragione (e l’interesse) sul pregiudizio, ci sono speranze che vagli l’idea. Oggi come oggi infatti l’ex premier è solo, e lo sa. Ha intorno presenze simpatiche, efficienti, persino graziose (a parte Niccolò Ghedini), ma quanto a cilindrata politica e caratura internazionale, debolucce. Mi pare già di sentire la risata sardonica di chi è pronto a marchiare di nuovo Alfano come traditore. Berlusconi in realtà sa benissimo di essere stato lui a indurlo a scegliersi un destino lontano dal suo padre putativo, il quale, preda della sindrome di Saturno, aveva cominciato a masticarselo. Lo aveva accolto presso di sé come un figliolo, dopo averne esaminato le attitudini intellettuali e la lealtà. Finché lo elesse successore. Intendiamoci. Non una bestia rara nello zoo berlusconiano. Ma Angelino è l’unico tra i cento delfini da lui fiocinati in vent’anni, l’ultimo dei quali si è rivelato un tonno sott’olio (alludiamo a Giovanni Toti), che non abbia tirato contro il suo mentore una sola pallina di carta, un giro di parole maligno, un’allusione malsana. CAMPIONE DI DIGNITÀ Alfano non è stato esente da errori, ma alla fine risulta di gran lunga il migliore di tutti quelli che sono stati vicini a Napoleone Berlusca sotto il sole di Austerlitz, e si sia ritirato dalla politica dignitosamente, mantenendosi con il suo lavoro di avvocato, senza invocare uno strapuntino su qualche diligenza nemica. Diciamola tutta: Angelino se n’è andato da Forza Italia perché ha avuto un po’ di dignità, e non si è messo a strisciare per recuperare considerazione quando Silvio, dopo averlo innalzato, l’ha trattato da schiappa, uccidendolo con la frasetta assassina: «Non ha il quid». Non sono particolarmente tifoso di Forza Italia, ma come ditta gloriosa sarebbe un peccato andasse in malora perché il padrone ha rinunciato a un aiuto onesto e capace, solo per non scontentare i mediocri. S.B. è immortale, non c’è dubbio (immaginiamo che Silvio leggendo si tocchi dolorosamente, a causa della fresca ferita all’inguine, ma è un gesto doveroso). Rifletta però: Forza Italia si sta spegnendo, esangue e lamentosa. Sale di un punto ogni tanto nei sondaggi, provocando festeggiamenti da Fuorigrotta. Ma il ritmo però è da funerale dei gamberi: un passo avanti e due indietro. È dotata di personaggi in gamba, che testa e coraggio ce l’hanno, penso a Mariastella Gelmini e ad Annamaria Bernini, ci sarebbe anche Renato Brunetta, seppur rovinato dal carattere incazzosissimo. Ma, con tutto il rispetto, non c’è paragone con Alfano.
INGENEROSITÀIntanto Angelino ha ricoperto ruoli importanti in vari governi: ministro della Giustizia, ministro dell’Interno, ministro degli Esteri. Un carrierone degno di Andreotti. Come si spiega simile escalation? Evidentemente l’uomo non è cretino. Non escludiamo abbia inciampato in vanità e presunzione: succede a qualsiasi essere vivente. È stato però uno dei pochi, forse l’unico nella storia repubblicana, a uscire sua sponte dal bordello politico, ma nessuno lo ha lodato. Anzi, è stato oggetto di immeritati e crudeli lazzi. Ciò è inammissibile. Personalmente dichiaro di stimarlo anche se in passato l’ho sfottuto per alcune sue sbandate. Non immaginavo che avrebbe avuto sufficiente decoro per mandare tutti al diavolo. Davanti al suo comportamento attuale mi inchino. Una volta, con me, Berlusconi si buttò addirittura in ginocchio, scambiandomi per una bella figa, presumo. Non pretendo lo rifaccia con Alfano. Ma lo chiami. Si fidi del suo antico fiuto. Angelino è il migliore del suo album di famiglia.