il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2019
Il cartone delle pizze è tossico
È un cibo naturale, costa poco, è il simbolo del Made in Italy. Ne mangiamo 8 milioni ogni giorno, che fa circa 3 miliardi di pizze l’anno di cui 730 milioni arrivano direttamente sulle nostre tavole dentro la scatola da asporto. Un involucro su cui ora si abbatte un’inquietante segnalazione: le belle confezioni di cartone – quelle che mostrano Pulcinella, un fornaio alle prese con una pala o una fumante pizza – sarebbero potenzialmente dannose per la salute perché potrebbero contenere il bisfenolo A (Bpa). Si tratta, cioè, di un composto di sintesi utilizzato nella produzione di plastica e additivi. ma che nel corpo umano si trasforma in un interferente endocrino capace di produrre anomalie riproduttive nell’uomo e nella donna. A scoprire la presenza di questa sostanza nei contenitori della pizza è il Salvagente che, nel nuovo numero in edicola domani, pubblica un’analisi che mostra per la prima volta la “migrazione” dell’interferente endocrino dalla scatola all’alimento. “Un passaggio della sostanza che – spiega il direttore del mensile Riccardo Quintili – viene scatenato dall’alta temperatura che raggiunge il cartone (anche 60/65°C) in cui si mescolano gli acidi del pomodoro e i grassi della mozzarella e dal tempo prolungato in cui la pizza, dopo essere uscita dal forno, resta all’interno del contenitore”.
A finire sotto la lente del Salvagente sono tre aziende leader nella produzione, commercio ed esportazione di contenitori alimentari: l’italiana Liner Italia, la spagnola Garcia de Pou e la tedesca Izmir. Dalle analisi emerge, però, che il bisfenolo è stato rilevato solo nella scatola spagnola (179 parti per miliardo) e tedesca (311 ppb). In quella dell’italiana Linear, invece, non è presente. E la motivazione è chiara: la legge italiana (D.M. 21 marzo 1973), considerata una delle più severe in Europa, obbliga i produttori a usare solo cellulosa vergine per gli imballaggi di cartone destinati ad alimenti umidi.
Un altro divieto legislativo riguarda la presenza di scritte nella parte interna del contenitore per evitare la cessione di sostanze nocive presenti nell’inchiostro. Mentre Spagna, Germania e altri Paesi europei (tranne la Finlandia che ha regole simili all’Italia) hanno normative più permissive: la parte esterna dei cartoni può essere formata da cellulosa riciclata che potrebbe essere stata contaminata da prodotti che contengono bisfenolo.
Per capire la gravità della scoperta basta ricordare che il Bpa A è nel mirino degli scienziati da oltre 70 anni, ma solo nel 2011 l’Unione europea ha deciso di eliminarlo da tutti i biberon. E, soltanto nel gennaio 2018, su indicazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), l’ha classificato tra le “sostanze estremamente preoccupanti” abbassando i limiti di migrazione della sostanza ai contenitori per alimenti da 0,6 a 0,05 mg per chilo. Nonostante la stretta imposta dall’Ue, si può però continuare a trovare il bisfenolo in stoviglie di plastica e involucri per il cibo, cd, dvd, attrezzature sportive, scontrini e, appunto, nei cartoni della pizza.
Del resto è tutta una questione economica: la partita si gioca sui centesimi. Se sul mercato italiano, che ogni anno produce almeno un miliardo di scatole per la pizza (dati Gifc, l’associazione che raggruppa le aziende che fabbricano cartone ondulato), un cartone costa circa 2 centesimi (con 20 euro i pizzaioli ne possono acquistare 100 pezzi), basta acquistare la stessa scatola oltre confine per spendere la metà (circa 1,2 centesimi). Per il consumatore sono cifre ridicole ma, moltiplicate per le 730 milioni pizze d’asporto che si vendono ogni anno fanno l’enorme differenza per i guadagni di forni, pizzerie, rosticcerie, ristoranti e gastronomie. E diventano un pericolo enorme per la salute di tutte le persone.
Così, anche se la normativa italiana vieta l’uso di carta riciclata nei cartoni d’asporto, il pericolo di mangiare sostanze chimiche insieme alla pizza esisterà fino a quando l’Europa non uniformerà la normativa. Dal canto suo, invece, il ministero della Salute – in una nota a cura della direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione – fa sapere che “per coniugare il rispetto dell’ambiente con la sicurezza alimentare ha commissionato al Laboratorio nazionale di riferimento per i materiali e oggetti a contatto con gli alimenti una ricerca sulla presenza dei contaminanti nelle carte/cartoni riciclati i cui risultati potranno essere disponibili a breve”.
Nel frattempo, un’arma a disposizione per scoprire se il cartone della pizza è 100 per cento di cellulosa vergine, e quindi sicuro, è quella di controllare se sul cartone compaiono i simboli di forchette e bicchieri che garantiscono l’idoneità al contatto con gli alimenti.