la Repubblica, 22 marzo 2019
Rushdie e Cercas Englander e Kureishi «Siamo tutti Saviano»
Roberto Saviano, scrittore, è nato a Napoli.
PARIGI Uno scrittore rinviato a giudizio per le sue opinioni. È qualcosa di inedito in Europa. La notizia del processo che dovrà affrontare Roberto Saviano dopo la denuncia per diffamazione del ministro e vicepremier Matteo Salvini provoca reazioni al di là dell’Italia. Il primo a mandare un messaggio di solidarietà è l’editore francese Antoine Gallimard. «Sostengo Saviano di fronte all’attacco di cui è oggetto», commenta l’erede dell’antica maison, dove nessuno ricorda di aver mai visto un autore coinvolto in una vicenda legale di questo tipo. «Non esiste uno scrittore francese che, come Saviano, ha un’opera che descrive l’azione di un’organizzazione criminale», dice Gallimard. «Lui incarna al tempo stesso la battaglia per denunciare la porosità di alcune società corrotte e per diffondere un messaggio di libertà e verità». Saviano sarà processato a Roma per aver definito Salvini “Ministro della Mala Vita”, citazione di Gaetano Salvemini contro Giolitti risalente al 1910 usata in questo caso per evocare i rapporti ambigui del capo della Lega con alcuni politici del Sud. Nella querela, redatta su carta intestata del ministero dell’Interno, viene anche contestato un video di Saviano diffuso a giugno nel quale parla di Salvini come di un «buffone», sottolineando le «bugie e menzogne» del vicepremier. In un paese abituato a feroci polemiche culturali e politiche come la Francia, non esistono precedenti di intellettuali denunciati per le loro affermazioni da quello che può essere considerato come l’uomo più potente del Paese. Esiste una regola non scritta rispettata nel tempo da chiunque sia stato al governo. L’ex ministra della Cultura, Aurélie Filippetti, non nasconde lo stupore. «Gli attacchi che subisce Saviano da parte di un esecutivo autoritario», commenta, «sono indegni e inquietanti per una democrazia. I suoi libri dimostrano talento e coraggio». Il caso giudiziario in cui è coinvolto Saviano tocca corde sensibili nel mondo intellettuale. La mobilitazione per difendere l’autore di Gomorra rischia di aumentare in vista del processo, per il quale non è ancora stata fissata la data. Salman Rushdie prende la licenza di parlare a nome di tutti: «Noi scrittori saremo sempre schierati con Saviano», dice l’autore che ha condiviso con il romanziere italiano la vita sotto protezione. «Condanniamo quest’ultimo, vergognoso attacco ai suoi diritti» sottolinea Rushdie. «La libertà di espressione non esiste più se una persona viene processata per un’opinione», commenta Hanif Kureishi. «Queste cose dovrebbero succedere solo in 1984, il romanzo fantapolitico di George Orwell, non in un paese democratico del mondo di oggi». Secondo lo scrittore britannico la denuncia di Salvini «offende nel profondo la reputazione dell’Italia in Europa come nazione di artisti, scrittori e filosofi». Lo scrittore spagnolo Javier Cercas esordisce: «Non mi piace Matteo Salvini. Più esattamente, mi sembra il politico più inquietante dell’attuale Europa, leader dell’internazionale nazionalpopulista, mi si consenta l’ossimoro». Il romanziere riconosce che anche il capo della Lega ha «il diritto di ricorrere alla giustizia se ritiene che qualcuno lo abbia diffamato». «Quello che non ha il diritto di fare», precisa, «è usare la sua carica di ministro dell’Interno per intimidire un cittadino di cui non gradisce le opinioni, come ha fatto quando ha insinuato, con un insopportabile tono da teppista, la possibilità di togliere la protezione a Saviano. Spero solo», conclude Cercas, «che la magistratura italiana ammetta che chiamare il ministro dell’Interno Ministro della Mala Vita è quello che sembra: un modo legittimo di criticare il potere». Per Manuel Vilas la denuncia di Salvini è «persecuzione politica». «Da Madrid mando tutto il mio appoggio e la mia solidarietà a Saviano” dice l’autore di In tutto c’è stata bellezza. «La persecuzione politica che sta subendo è un attacco alla libertà d’espressione, alla democrazia, alla cultura». Vilas parla di «un grande scrittore, un uomo libero». «È inaccettabile e intollerabile utilizzare la macchina legale dello Stato per perseguitare e demonizzare il libero esercizio della letteratura e della critica». L’autore spagnolo lancia: «Siamo tutti Saviano». Anche negli Stati Uniti, dove lo scrittore italiano vive ormai da tempo, ci sono reazioni. Nathan Englander prende spunto dalla battaglia di Saviano contro chi fomenta l’odio come Salvini: «Quante volte ancora nella Storia chiuderemo i nostri porti a coloro che hanno più bisogno del nostro sostegno? Quanti di noi resteranno ancora in silenzio?». Englander ha deciso di mandare un messaggio di solidarietà perché è «sbalordito dal coraggio di Saviano e dalla sua ferma volontà di dire la verità della sua mente e della sua coscienza, di dire la verità al potere». Lo scrittore americano conosce Saviano, ha osservato la sua vita blindata da quasi dieci anni. «Nessuno vorrebbe essere messo alla prova in quel modo», commenta. «E tuttavia, invece di esserne spezzato, continua a parlare forte e chiaro. Voglio dire a Saviano che ci siamo. Noi siamo qui. E ti stiamo ascoltando».