Il Messaggero, 21 marzo 2019
Canosa, costruita su 7 colli come la Capitale, custodisce sorprendenti siti archeologici del II secolo avanti Cristo
Lino Banfi, attore e neocommissario Unesco, è nato a Andria (BT).
(non so, qui è solo citato)
Lino Banfi, neo commissario Unesco vuole la sua Canosa di Puglia nel patrimonio dell’umanità. E ha ragione vista la ricchezza archeologica, storica e religiosa della cittadina di poco meno di 30 mila abitanti a metà strada tra Bari e Foggia, in posizione elevata e affacciata sul tavoliere delle Puglie.
Dai resti del suo Castello Medievale (via Colleoni) che incorpora l’antica Acropoli, si gode di un panorama a 360 gradi che permette di vedere il vicino mare Adriatico, i faraglioni del Gargano e le montagne del Vulture in Basilicata. I suoi primi insediamenti risalgono addirittura al Neolitico. La leggenda racconta che la vera e propria Canosa venne fondata da Diomede, l’eroe acheo della guerra degli Epigoni e di quella di Troia, decantato nell’Iliade di Omero. Centro agricolo e commerciale rinomato, con le sue ceramiche e i suoi vasi famosi in tutta la penisola e oggi in mostra in diversi musei italiani e mondiali tra i quali spicca la collezione del British Museum di Londra, Canosa raggiunge il suo massimo splendore nel 318 avanti Cristo quando si allea con Roma e nel 216 a.C. quando accoglie i romani sconfitti da Annibale nella battaglia di Canne.
I SACCHEGGIPer i romani Canosa diventa una città strategica e amica, chiamata affettuosamente piccola Roma perché costruita su sette colli proprio come la Capitale, inserita lungo il percorso della via Traiana, dall’88 a.C. diventa municipium. Decine sono le testimonianze di questa alleanza che meritano di essere visitati e che hanno resistito ai saccheggi e ai terremoti che nei secoli la città ha subito: dal ponte romano sull’Ofanto a pochi chilometri dal centro abitato, lungo l’unico fiume che divide la Puglia, all’Arco Traiano alle porte della città, in direzione Cerignola, del quale resta ancora misteriosa la sua funzione.
A pochi passi dall’arco sorge l’imponente mausoleo Bagnoli, un monumento funebre di due piani del II secolo avanti Cristo scoperto dopo l’alluvione del 1955. Tante testimonianze dello splendore dell’epoca oltre a vasellame daunio e bronzi risalenti al VI secolo avanti Cristo si trovano nel Museo Civico Archeologico (Via Trieste e Trento 20). Nel settecentesco Palazzo Iliceto oltre all’archeologico c’è anche il Museo delle Marionette con una collezione di 52 grandi personaggi che rappresentano nobili spagnoli, cristiani, principesse, papi e cardinali, realizzati in pregiati legni e abiti d’epoca. Canosa ha anche una storia religiosa importante, con la prima diocesi nata in Puglia nel IV secolo e con l’elevazione a santo del suo vescovo più importante, San Sabino i cui resti sono nella cripta dell’imponente Basilica (Corso S.Sabino) edificata tra il VII e VIII secolo dopo Cristo.
LE COLONNENel cuore del centro cittadino la villa comunale che a uno sguardo superficiale sembra un giardino come se ne trovano tanti nei paesi nasconde cela il lapidarium ricco di epigrafi, colonne e capitelli all’epoca dauna e a quella romana. Canosa è anche ricca di palazzi settecenteschi e ottocenteschi che meritano di essere visitati come Palazzo Sinesi che ospita la fondazione archeologica canosina, Palazzo Fracchiolla-Minerva (piazza Vittorio Veneto). E ancora la Torre dell’Orologio Vecchio in via Stalingrado. La città vanta anche una tradizione agroalimentare dove spicca il grano arso, quello che storicamente ricavavano i braccianti dopo la mietitura e la bruciatura delle sterpaglie, che conferisce a pasta, pane e focacce un sapore intenso simile all’affumicatura. I prodotti si possono acquistare nei tanti forni e negozi del centro o assaggiare i piatti tipici della tradizione canosina, a partire da un classico come le orecchiette con le verdure di stagione, dal più famoso ristorante del luogo, la Locanda Di Nunno.