Corriere della Sera, 20 marzo 2019
Le false promesse fatte ai migranti
«I nostri porti sono chiusi, i nostri cuori sono aperti per aiutare questi ragazzi a non scappare da casa loro», proclamò Matteo Salvini il 14 agosto scorso, alle prese con una delle tante «emergenze» migratorie. Rileggiamo: «I nostri cuori sono aperti». Chissà se avrebbe la faccia di ripeterlo senza arrossire.
L’aumento degli aiuti ai Paesi poveri, che a chiacchiere avrebbe dovuto essere parallelo alla guerra totale ai trafficanti di immigrati, infatti, non c’è stato affatto. Anzi. L’ultima finanziaria targata Di Maio-Salvini, come ha dimostrato numeri alla mano Open Polis su dati Ocse, è tornata a tagliare i fondi. Che per sei anni consecutivi erano cresciuti dallo 0,14% del 2012 allo 0,30% del 2017 (troppo poco comunque, rispetto all’obiettivo finale dello 0,70%) e ora dovrebbero scendere nel 2021 dallo 0,40 programmato allo 0,26.
Prova provata di quanto abbia ragione don Luigi Ciotti quando scrive, nel suo libro «Lettera a un razzista del terzo millennio» (edizioni Gruppo Abele), che «il culmine dell’ipocrisia, con cui il razzismo nasconde la propria cattiva coscienza e cerca di darsi rispettabilità e credibilità, sta nell’affermazione “aiutiamo i migranti a casa loro”». Una frase ripetuta mille volte dai vari governi ma sempre tradita nei fatti. Al punto che nel 2005, verso la fine del quinquennio di governo delle destre guidate da Silvio Berlusconi, il quale aveva esordito nel G8 genovese del 2001 invitando i Paesi ricchi a dare a quelli poveri «non lo 0,7% ma almeno l’1% del Pil», gli aiuti scesero addirittura allo 0,11. Sette volte di meno dell’obiettivo già citato.
Cuori aperti? La realtà, scrive Luigi Ciotti, «è che l’Occidente ha colonizzato, sfruttato e depredato i territori del sud del mondo, dell’Africa in particolare, e ora pretende che chi vive nella fame, nella siccità o fugge da guerre, accetti passivamente il suo destino». Di fatto, denuncia il fondatore di Libera, mentre aumentano i conflitti armati e i traffici di armi e la fame nel mondo («Nel 2017 il numero di persone denutrite è stato di 821 milioni: un abitante della Terra su nove»), «l’affermazione, apparentemente suggestiva, “aiutiamoli a casa loro” è solo la copertura della indisponibilità all’accoglienza. Il dovere di accoglienza e di soccorso è la base della civiltà. Se viene meno, l’emorragia di umanità rischia di diventare inarrestabile».