ItaliaOggi, 20 marzo 2019
Fiera di Lipsia, il libro va male
Apre domani la Fiera del libro di Lipsia, che non può reggere il confronto con la Buchmesse di Francoforte, la più grande al mondo, eppure ha una storica tradizione, e difende con onore il secondo posto. Un appuntamento importante per gli editori, non solo tedeschi, una rassegna da non mancare soprattutto per la letteratura mitteleuropea. Un appuntamento per fare il punto e prevedere come andrà il mercato in primavera e estate. Gli editori italiani trascurano Lipsia, da sempre, ma è un altro discorso. Il libro andava male alla vigilia di Francoforte, a ottobre, e va peggio cinque mesi dopo. Anche i lettori tedeschi cominciano a dare segni di stanchezza. Un pessimo segnale per tutti: fino ad ieri, la Germania era un’isola felice per la lettura, una sorta di Fort Alamo che continuava a resistere. Ma nella fortezza si aprono brecce sempre più ampie. E a febbraio ha ceduto un bastione: uno dei tre più importanti distributori ha dichiarato fallimento, la Koch, Neff & Volkmar (Knv), con 1.800 dipendenti. Assicurava ai librai la consegna dei libri richiesti entro 24 ore, un servizio vitale per contrastare il predominio di Amazon. La resa della Knv colpisce in particolare i piccoli editori, e le librerie indipendenti.Le librerie continuano a chiudere, prime le piccole, da tempo anche i grandi punti vendita. In Germania il prezzo è fisso, vietato fare sconti, una misura decisa per tutelare i piccoli, ma non basta. Bisogna garantire una vasta offerta e la consegna rapida ai clienti, viziati da colossi come Amazon, che portano il libro gratis a casa il giorno dopo.
Le librerie erano 4.178 nel 2007, e 2.736 l’anno scorso, un calo del 34,5%. Diminuiscono ovviamente quanti vanno a comprare il romanzo o il saggio in libreria: nel 2013, erano 36 milioni, due anni dopo 33 milioni e centomila, nel 2017 si era scesi 29 milioni e 600mila. Non importa dove si compra, purché si legga? Ma diminuiscono i lettori in assoluto. Der Spiegel rileva un segnale importante: la libreria Billy è da anni il mobile sempre presente nel catalogo Ikea, ma quest’anno per la prima volta i libri sono scomparsi, Billy è sempre in vendita, ma nei suoi scaffali sono esposti statuette, vasetti, vasi di fiori. Neppure un volume.
Quasi un tedesco su due non compra nemmeno un libro all’anno. I non lettori appartengono a tutte le classi sociali, vivono in città e in campagna. Il vecchio e arrogante modo di dire «Gebildete lesen-Blöde glotzen», cioè la gente di cultura legge, gli scemi guardano la tv, appartiene al passato. Non è una novità, leggono di più le donne, una donna su tre compra almeno cinque libri all’anno, e il 40% prende un libro in mano più volte in una settimana. Nel 2018, il fatturato complessivo perde appena l’1,6%, scende a 9 miliardi e 130 milioni, ma grazie all’aumento del prezzo e ai cosiddetti «grandi lettori»: aumentano quanti considerano il libro un oggetto antiquato, ma chi legge compra sempre più libri. E c’è un segnale che dovrebbe far restare ottimisti: i libri per ragazzi e per bambini rappresentano il 18% delle vendite, e questa fascia nell’ultimo anno è salita del 3,8%.