ItaliaOggi, 20 marzo 2019
Diritto & Rovescio
Arabia Saudita sì o Arabia Saudita no, come socio del Teatro alla Scala? Un tema posto in maniera binaria (sì o no) è sempre mal posto perché si presta alle estremizzazioni infantili. E infatti a Milano non si è mai parlato sul come disciplinare questo acquisto ma si è preferito scuotere le deprimenti banderillas del rischio di colonizzazione islamica. Saltano quindi non solo le tournée (la prima era la Traviata) che avrebbero riempito di stupore per il made in Italy la classe dirigente saudita ma salta anche un’Accademia della Scala a Riad (c’erano già i locali) per la formazione di un coro di voci bianche formato da 400 bambini e bambine saudite, una scuola propedeutica di danza classica e di pianoforte, oltre l’addestramento della classe dirigente lirico-sinfonica. Un’iniezione di bello e anche di occidentalità in un paese ricchissimo che vuol anche essere colto. Che c’è di male? Io non vedo che bene. Per l’Italia. E anche per l’Arabia Saudita, è ovvio.